Poi uno si chiede perché sempre più spesso il grande pubblico non va a teatro. L'altro giorno Madonna ha confermato di aver chiesto alla Scala di potersi esibire e di aver ricevuto un secco no: «Non c'è posto lì per gente come me». Attenzione, lei non ha proposto uno spettacolo alla sua maniera, ossia provocatoria, colossale e sfrenata, ma uno show più riservato e comunque unico. Per capirci, un evento one shot, non un'abitudine. Nel resto del mondo, la sua idea è stata quasi sempre accettata e lei farà debuttare il suo tour con quasi un mese di esibizioni al BAM Howard Gilman Opera House di New York dal 12 settembre, mica in un teatrino periferico. Però la Scala ha detto di no e ancora si è in attesa di capire come mai. Va bene i cambi al vertice (Meyer al posto di Pereira), va bene l'aura di sacralità che avvolge la Scala. Ma Madonna è Madonna, un'artista che è un simbolo transeunte e ormai slegato dal semplice pop. E l'Italia è l'unico grande paese al momento escluso dal suo tour.
Oltre trent'anni fa la Scala aveva rifiutato anche Frank Zappa, ma il personaggio e i tempi non sono paragonabili a quelli di oggi, neanche un po'.
In ogni caso, dopo il gran rifiuto della Scala, soltanto il Teatro San Carlo di Napoli si è fatto avanti con l'invito della lungimirante sovrintendente Rosanna Purchia. Poi stop. Nessun altro teatro ha ritenuto di candidarsi. Zero offerte. Nessuna proposta. I nostri grandi teatri, che peraltro si lamentano sempre per la crisi, hanno ritenuto che un'occasione del genere non facesse al caso loro. Dai, Madonna è troppo popolare per i nostri cartelloni super raffinati.
Certo, l'arrivo della più grande delle dive musicali sarebbe un problema logistico per tutti, visto il putiferio che si porta dietro. Ma diventerebbe anche una passerella sulla ribalta mondiale. Non sarebbe un «abbassamento» di profilo, anzi.
Dimostrerebbe quella duttilità ormai indispensabile a qualsiasi struttura che voglia restare al centro dell'intrattenimento e della cultura. A fine intervista, Madonna ci ha detto sorridendo: «Ci vediamo al Teatro dell'Opera di Roma». Stava scherzando. Ma perché non potrebbe finire davvero così? Inspiegabile.
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