Pietro Ruffo racconta tutto il resto del mondo

A Catania il disegnatore passa dal colonialismo all'immigrazione

Clelia PatellaSi definisce «disegnatore». Ma l'arte di Pietro Ruffo è molto più complessa: la tridimensionalità la rende scultura, la progettualità è quella dell'architetto (Ruffo lo è); l'approccio concettuale è quello di un ricercatore, uno storico, quasi un filosofo. E il risultato è estremamente poetico.Il risultato degli ultimi dieci anni di lavoro di Ruffo, Breve storia del resto del mondo, è esposto da domani a Catania, alla Fondazione Puglisi Cosentino. E lo stesso Emmanuele Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo, che cura l'evento, sottolinea che l'atteggiamento creativo di Ruffo è quello che Albert Einstein riteneva dovesse essere: ovvero, «l'intelligenza che si diverte». La mostra segue un percorso non cronologico ma in forma di racconto: dal colonialismo alla questione mediorientale, dalle proteste degli anni '60 ai regimi coloniali, dalla primavera araba ai profughi dei nostri giorni, il focus è sempre incentrato sul concetto di libertà, da tutti i punti di vista - collettiva, privata, di Stato - e su quali possano esserne gli effetti.

La Sicilia, porta di ingresso italiana ai nuovi flussi migratori, è più che mai sede ideale per un'esposizione di questa natura. In tal senso, particolarmente toccante è l'opera con cui la mostra si chiude, Madri del Mar di Sicilia, una considerazione sulle madri che affrontano enormi traversie cercando di salvare i propri figli.

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