Tra presente e passato La video arte di Bill Viola si confronta con la pittura del '500

Francesca Amé Macché vecchi maestri, il Rinascimento fu opera di «giovani radicali» capaci di influenzare ancora chi oggi si occupa d'arte. Ne è convinto Bill Viola. Classe '51, famiglia italoamericana, una vita passata tra Los Angeles e l'Europa (Firenze, in primis), è video-artist tra i più noti: in questo momento, solo in Europa, sono in corso 6 personali, di cui una, ampia, allo Yorkshire Sculpture Park. A Palazzo Dugnani di Reggio Emilia arriva invece con una sola opera che, da sola, vale un saggio di storia dell'arte. Parliamo dell'Isolde's Ascension (The Shape of Light in the Space after Death), un video di 10'30 del 2005 che la Fondazione Palazzo Magnani presenta affiancandola a un'Ascensione della Maddalena dipinta da Giovanni Lanfranco quasi 400 anni prima (Bill Viola e Lanfranco. Eterne visoni tra presente e passato¸ fino al 10 gennaio, www.palazzomagnani.it). Due opere a confronto, sufficienti a dimostrare quanto sia viziata la tesi per cui l'arte contemporanea è mero atto di rottura con il passato e, in particolare, che la lezione rinascimentale ci sia ormai estranea. Del legame con il Rinascimento è lo stessa artista a parlare: «Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che giovani radicali afferma - Masaccio, Michelangelo, Raffaello erano artisti influenzati da nuove idee tecniche e scientifiche, provenienti da centri di ricerca e da università. Avevano tutti circa vent'anni quando hanno creato i primi grandi lavori. Il parallelo con l'epoca attuale delle videocamere digitali, della computer graphic, della videoarte e di internet è indiscutibile. Tutta l'arte a quel tempo era avanguardia». Guardiamole allora, queste due Ascensioni poste ora per la prima volta l'una di fronte all'altra: quella di Lanfranco è uno dei 9 dipinti a olio che decoravano il Camerino degli Eremiti, una cappella privata del cardinale Odoardo Farnese. Siamo abituati a vedere Maddalene penitenti: quella di Lanfranco invece si libra verso un cielo luminoso, sorretta da tre putti. Vicino a lei, su un monitor al plasma enorme, c'è l'Isotta di Viola, realizzata dieci anni fa nell'ambito di Love/Death: the Tristan Project (Amore/morte: il progetto di Tristano), un ciclo creato in relazione alla celebre opera di Wagner. Anche l'Isotta di Viola come la Maddalena di Lanfranco cerca una dimensione che trascende la vita terrena. Il formato e il tema dell'opera, la gestualità delle protagoniste, gli artifizi prospettici e ottici usati dai due artisti paiono simili. Viola andrebbe per questo definito un pittore nel senso rinascimentale del termine: le sue tempere sono digitali e i supporti sono sì tecnologici, ma lo studio scientifico dell'opera, lo spirito di ricerca e di innovazione e persino la densità dei temi proposti ricordano quelli dei «cosiddetti vecchi maestri».

Quando, due anni fa, l'artista fu inviato a Palazzo Te di Mantova per confrontarsi con gli affreschi di Giulio Romano e realizzò l'installazione video-sonora The Raft, una zattera che ci faceva girar la testa come le ardimentose pitture del genio rinascimentale, il risultato era pari a ciò che oggi percepiamo a Palazzo Dugnani davanti a questi due quadri', uno a olio, l'altro a pixel: impossibile restarne indifferenti.

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