La cattiveria ce l'hanno scritta nel dna e nel nome: si chiamano Iene. Però, viene sempre più difficile comprendere le scelte del programma di inchieste di Italia Uno. Il livello di velenosità, odio, forzatura, invasione nella vita privata delle persone è arrivato a un punto esagerato. Certo, non è che gli inviati di Davide Parenti siano mai stati degli agnellini, ma pare che ormai l'asticella venga alzata di settimana in settimana. Chissà poi perché: beh, forse basta dare un'occhiata agli ascolti e osservare che le puntate continuano a raccogliere sempre molti consensi e la spiegazione diventa chiara. Guardando dall'esterno, sembra che gli autori del programma prendano il caso del momento e stabiliscano a tavolino che la verità sia opposta a quanto deciso da un giudice o da chi è preposto a decidere sull'argomento. E, poi, fanno di tutto per dimostrare di aver ragione, costruendo delle verità a loro giudizio granitiche e sminuzzando i casi indagati fin nei minimi dettagli, anche inutili al fine di capire il senso della questione, ma semplicemente per allungare il brodo e fare servizi di mezzora quando basterebbero cinque minuti per dire e mostrare le stesse cose.
E questo vale per i casi di Fausto Brizzi, dove si è dimostrata la falsa testimonianza di una ragazza; di Erba, dove il programma continua imperterrito a cercare di mettere in dubbio la sentenza su Rosa e Olindo; della morte di David Rossi, il manager del Monte dei Paschi; del Blue Whale. Sacrosanto il compito di insinuare dubbi e cercare la verità oltre alla giustizia, ma, a volte, anche i giornalisti più cinici si fanno prendere da qualche dubbio, le iene no...Quelle Iene sempre più cariche di veleno...
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