Larga è la foglia stretta è la via, dite la vostra che Muccino dice la sua. E la sua è “Quello che so sull’amore”, una favola di buoni sentimenti, che arriva nelle sale italiane giovedì 10, in perfetta sintonia natalizia. Tutto è bene quel che finisce bene, anche se il protagonista fa di tutto per complicare la vita sua e quella della giovane moglie e del figlio di tre anni. Tradisce la donna pur continuando ad amarla. Anzi. Amando solo lei. E dopo una vita di scappatelle, si accorge di aver sperperato una ricchezza fatta di amore. Ex calciatore di chiara fama – ma non corrispondente a un atleta reale – si trasferisce negli Stati Uniti, dopo alterni rovesci economici in Canada. Vuole riconquistare moglie e figlio. Ma la nuova vita riserverà sorprese che stavolta l’ex fuoriclasse riuscirà ad affrontare con lo stesso piglio con cui metteva a segno sul campo grappoli di gol.
Quello che Muccino, inteso come Gabriele, sa dell’amore è quello che traspare trasversalmente al film. E trova eco nella “Ricerca della felicità”. In entrambi il primo piano permanente è sul rapporto tra un padre e un figlio. Un adulto e un bambino. E il confronto con l’altro sesso. Come nel film del fratello minore Silvio, “Un altro mondo”. Siamo lontanissimi da “Sette anime”, la più “cattiva” delle pellicole del regista romano, ma vicini all’”Ultimo bacio” per il sapore melenso di certe parti, che rendono questa sua ultima fatica un po’ troppo simile a una telenovela. Benché più contenuta. Il film vuol toccare i sentimenti e il cuore. L’intento è chiarissimo e la morale, se si vuol frugare fra i fotogrammi, è rivolta a chi crede che l’Amore – ogni Amore – non meriti una seconda opportunità. Qualsiasi vincolo, a prescindere dal legame ufficiale, merita una prova d’appello perché se c’è stato Amore, Amore resta. Per questo Jessica Biel offrirà nuovamente la sua mano all’uomo che l’ha fatta soffrire, ma tutti possono essere piccoli e piccole Jessica Biel nella realtà dei sentimenti e non rifiutare mai una nuova occasione a chi si ama.
Il film è fortemente italo-americano e in questo sta forse il suo limite più evidente. Il calcio e la Ferrari sono l’emblema del Belpaese di cui la vicenda mucciniana è intrisa. Purtroppo, chi conosce – anche superficialmente – gli Stati Uniti ben sa che oltreoceano il calcio non ha alcun appeal sportivo, a differenza di football americano, baseball e pallacanestro. Le auto poi – seppur belle – sono di gran lunga più spompate del target nostrano. Incongruenze con la realtà a stelle e strisce che, nella sua morale politically correct della provincia americana, poco hanno invece a che spartire con l’italianità media. Insomma un po’ dell’uno e un po’ dell’altro a creare un cocktail per immagini, talvolta sorprendente ma del tutto eterogeneo. Il cast, fatto di stelle di prima grandezza, sottolinea il legame di Muccino con Hollywood, ma vedere Uma Thurman e Catherine Zeta Jones, tenute a briglia corta dal regista, mette un po’ tristezza. La prima è lontanissima dalla Uma Thurman di “Kill Bill”, la seconda è una pallida gatta che ripone le sue armi erotiche prima ancora di affilarle. Entrambe dimesse al di là del tollerabile, anche per le stesse dive. Accanto a loro una Jessica Biel ridotta a ragazza della porta accanto, in spregio a una bellezza che ha fatto della ex modella, un’attrice fra le più quotate dello star system. Dennis Quaid è un cattivo a mezzo servizio mentre Gerard Butler, reduce dalla caccia agli ex con Jennifer Aniston, è di nuovo alle prese con amori da recuperare. I malcapitati sconosciuti, sparsi per il mondo, con un curriculum sentimentale analogo, potranno quasi chiedergli suggerimenti e consigli. Certo è che, con questa squadra, Muccino potrà puntare ad accaparrarsi forse qualche nomination cui una favoletta, scontata e banalotta, non avrebbe ambito con una squadra di nomi meno altisonanti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.