La radio ha decisamente bisogno di tornare al "potere di esseri umani"

Rtl 102.5 ha appena lanciato la campagna "Il potere di essere umani" che pone al centro "la capacità umana di appassionare, emozionare, raccontare, condividere"

La radio ha decisamente bisogno di tornare al "potere di esseri umani"

La forza della radio è di essere anche un sensibilissimo percettore dei cambiamenti. Li anticipa. Li individua. Li consolida. Rtl 102.5 ha appena lanciato la campagna «Il potere di essere umani» che pone al centro «la capacità umana di appassionare, emozionare, raccontare, condividere». Un messaggio che va in controtendenza e che merita attenzione al di là dell'effetto sul mercato pubblicitario o degli ascolti. Quando sedici anni fa ha lanciato la campagna «Very Normal People», Rtl 102.5 non era ancora la più ascoltata ma aveva già quella vocazione popolare che l'ha portata a diventarlo. Quella campagna fu decisiva nella percezione collettiva, e aiutò questa emittente creata nel 1975 in provincia di Bergamo a trasformarsi nella più seguita di tutte. Gli ascoltatori si sono ritrovati nella grande famiglia allargata di «persone normali» che, grazie all'ascolto condiviso, diventavano «speciali». Oltretutto, quel gioco sull'assonanza tra vip e vnp, tra privilegiati e persone «very normal», ha aperto la strada anche ad altri cambiamenti non solo nel mondo radiofonico ma pure in quello dell'intrattenimento tv (ci sono «reality show» costruiti intorno a very normal people). Adesso tocca alla nuova campagna che Marta Suraci (responsabile marketing e comunicazione, nella foto) presenta così: «Per la prima volta, i volti degli speaker diventano protagonisti dello spot e della campagna affissione stampa, digitale e social». Negli ultimi anni Rtl 102.5 aveva freneticamente puntato sul massiccio rapporto con i social. Un'evoluzione indispensabile ma troppo «spersonalizzante» per un media che fa dell'empatia una delle chiavi di comunicazione.

I social non sono empatici, ma la radio è stata il primo social della storia. Ora il forte richiamo alla «capacità umana di appassionare» rimette lo speaker al centro e forse anticipa quel «ritorno all'umanità» che molti si attendono nel generale rapporto tra broadcaster e pubblico (si spera).

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