Quando Briatore ha dichiarato che al «sud non si va per la cultura, ma per il mare e i ristoranti», ho pensato immediatamente a Matera, che il mare non l'ha, però è Capitale Europea della cultura 2019. Non ha nemmeno i turisti «che fanno pipì a terra, che dormono con il sacco a pelo» fra i Sassi. Poi mi sono ritrovata fra le mani un articolo del New York Times che incorona la Calabria, fra le mete imperdibili 2017, nella sua prestigiosa classifica che, a occhio e croce, fortunatamente sposta milioni di visitatori. Ho pensato che sì, spesso in vacanza si va anche per farsi esclusivamente un tuffo. Ma a Formentera, non al Sud Italia. Dove ogni pietra, ogni vicolo, anche quando non ha una targa o un itinerario consigliato, racconta una storia di dignità, di rivalsa, di civiltà che hanno lasciato la propria ombra anche sulla preparazione di un piatto tipico. E quando lo mangi lo sai, lo senti. Non è solo un'abbuffata. Perché l'hai studiato e lo ricorderai. La ricchezza tuttavia non deve logorare chi non ce l'ha o generare distanza. Invidia. Ma quando non è cafona.
Quando non è uno schiaffo in faccia. Briatore è un imprenditore e non un predicatore. Quindi fra i posti di lavoro che alimenta, la ricchezza che mette in circolo, le provocazioni, c'è spazio per rendersi conto di aver detto un'assurdità.(Ri)scoprire la dignità del nostro Sud
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