Ritorno al futuro - Parte II, un film finito a colpi di denuncia

Vero e proprio cult degli anni '90, Ritorno al futuro è una trilogia che ha fatto la fortuna del regista Robert Zemeckis. Ma il secondo capitolo della saga è stato "macchiato" da una causa intentata da uno dei protagonisti

Ritorno al futuro - Parte II, un film finito a colpi di denuncia

Ritorno al futuro - Parte II è la pellicola che andrà in onda questa sera alle 21.16 su Italia 1 e che rappresenta il secondo capitolo della trilogia dedicata da Robert Zemeckis al tema dei viaggi nel tempo con protagonista il Marty McFly interpretato da Michael J. Fox.

Ritorno al futuro - Parte II

Marty McFly (Michael J. Fox) è tornato nel 1985, dopo aver vissuto una settimana nel 1955 e aver rischiato di aggrovigliare il continuum spazio-temporale, rovinando il primo incontro tra suo padre George (Crispin Glover) e sua madre Lorraine. La DeLorean inventata da Doc (Christopher Lloyd) è tornata nel "presente" e Marty può tornare alla sua vita normale, insieme alla fidanzata Jennifer (Elisabeth Shue). Ma il giorno dopo il suo ritorno a casa, Doc si presenta dal giovane per avvisarlo che, nel futuro, il figlio di Marty e Jennifer correrà il rischio di finire in guai molto grossi. Così il ragazzo si trova costretto a viaggiare di nuovo nel tempo. Stavolta, però, il viaggio non è nel passato, ma nel futuro. Mentre cercano di sistemare il destino della nuova generazione McFly, Marty e Doc non si rendono conto che l'anziano Biff (Thomas F. Wilson), il vecchio rivale del padre di Marty, si è impossessato della DeLorean e dell'almanacco sportivo con tutti i risultati degli eventi sportivi tra il 1950 e il 2000. Con questi due strumenti tra le mani Biff può cambiare il passato: così, quando Marty torna nel 1985, ignaro della strategia di Biff, troverà un mondo del tutto diverso e spaventoso. Per il ragazzo, allora, si tratterà di trovare un modo per cambiare di nuovo il continuum spazio-temporale e rimettere le cose in ordine.

La causa contro Ritorno al futuro

La grandezza del secondo capitolo della saga di Ritorno al futuro è la capacità del film di giocare con tre "tempi" narrativi. La pellicola, infatti, miscela il passato, il presente e il futuro, rendendoli però capitoli di una stessa storia, intrecciando così le vicende dei protagonisti e richiamando anche alcune scene di Ritorno al futuro e giocando sulla "nostalgia" degli spettatori che avevano amato il primo film. Tuttavia Ritorno al futuro - Parte II è stato macchiato da una causa intentata da uno dei protagonisti del primo capitolo. Crispin Glover, l'attore che nel primo film interpretava George McFly, decise di non tornare per il sequel. Come racconta Screen Rant, infatti, l'attore era rimasto insoddisfatto dalla conclusione del primo film: in particolare non aveva apprezzato che Ritorno al futuro si chiudesse con l'immagine della famiglia McFly di colpo ricca e attraente. Un malcontento che lo portò a discutere anche con il regista Robert Zemeckis, al punto da distruggere il loro rapporto. Questo, naturalmente, portò alla mancanza di Glover nel secondo film.

Robert Zemeckis, dunque, decise di assumere l'attore Jeffrey Weissman per interpretare George McFly nei sequel: ma dal momento che l'interprete non somigliava all'originale, Weissman fu costretto a indossare protesi sul volto che servivano a renderlo il più simile possibile a Crispin Glover. Questa scelta, insieme a quella di usare le scene di Glover in Ritorno al futuro, furono il motivo alla base della causa che Glover stesso intentò ai produttori di Ritorno al futuro - Parte II. Zemeckis, infatti, aveva usato le vecchie riprese di Crispin Glover senza prima aver ottenuto il permesso dell'attore. Così, secondo quanto riportato dal sito dell'Internet Movie Data Base, Glover fece causa allo studio e ai filmmakers. La causa portò a un patteggiamento di 765.

000 dollari, somma pagata dall'assicurazione della Universal. Secondo i legali della major cinematografica sarebbe stato più economico pagare Crispin Glover invece che andare a processo e, magari, ricevere cattiva pubblicità.

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