Roger Waters come sul palco «Mondo governato dai maiali»

Il fondatore dei Pink Floyd ha presentato il docu-film sul suo ultimo tour. Improvvisando un comizio

Pedro Armocida

da Venezia

Succede sempre più spesso che alla Mostra del Cinema siano altre star, quelle della musica, a monopolizzare l'attenzione mediatica. Dopo che negli scorsi anni abbiamo visto sfilare sul tappeto rosso Madonna, Lady Gaga e il nostro Vasco Rossi, ieri è stata la giornata di Roger Waters, il cofondatore dei Pink Floyd che ha presentato il suo Us + Them (dalla canzone omonima presente nel celebre The Dark Side of the Moon del 1973), film concerto diretto con Sean Evans che, dopo il festival in cui il cantante ha dialogato con Liv Tørres, direttrice del Nobel Peace Center di Oslo, verrà proiettato come evento dal 7 al 9 ottobre nei cinema distribuito da Nexo. Curioso segnalare che, nelle stesse ore a Venezia è passata un'altra delle rockstar più famose al mondo, Mick Jaegger, qui in veste di attore del film di chiusura di Venezia 76 The Burn Orange Heresy diretto dall'italiano Giuseppe Capotondi, mentre Waters ha portato il monumentale resoconto di una delle tappe del suo tour mondiale, ad Amsterdam nel 2017.

Definirlo concerto però appare riduttivo perché, come il film fa vedere bene, da un punto di vista visivo e musicale è un'esperienza unica, con una performance che mette i brividi unita a una forza espressiva resa ancora più potente dalla musica che include canzoni tratte dal suo ultimo album Is This The Life We Really Want? ma anche, ovviamente, dai leggendari dischi dei Pink Floyd come The Dark Side of the Moon (all'inizio e alla fine dello spettacolo), Wish You Were Here, The Wall e Animals. Sono poi le invenzioni all'avanguardia, visive e sensoriali, a dare ancora più forza ai messaggi di libertà, amore e rispetto dei diritti umani che Roger Waters ama lanciare non solo dai palchi, ma soprattutto fuori. Così, si finisce per parlare poco di musica e molto più di politica. «Non so molto bene quello che sta succedendo in Italia a livello politico, ma so che Salvini per il momento se n'è andato. Beh, meno male. Noi abbiamo Johnson in Gran Bretagna, c'è Trump negli Usa. Viviamo tempi difficili. Mi sto accorgendo di una recrudescenza fascista in tutta Europa. In Germania con la propaganda di Goebbels ci sono voluti solo quattro anni per andare verso un regime di tirannia. Il potere mai come oggi controlla le nostre vite, c'è un disegno per distruggere questo nostro splendido e fragile pianeta», ha detto il cantautore, polistrumentista e compositore britannico che proprio ieri ha compiuto 76 anni, molto ben portati bisogna ammettere. Anche se la retorica è quella di altri tempi e dà tutta la colpa dei mali del mondo al neoliberismo selvaggio «che ha compromesso in maniera quasi irreparabile il nostro pianeta. Ma sono contento che ai miei concerti vengano molti giovani, che stiano lì sotto al palco». Non solo perché lui ha così la possibilità di metterli in guardia dai «maiali che governano il mondo», ma soprattutto perché, amando la sua musica, «ne riconoscono la verità, visto che la maggior parte della musica pop di oggi è completamente senza significato, emozioni e contenuti. Le nuove generazioni si devono convincere che le idee sono la cosa più importante da seguire e che devono muoversi collettivamente perché solo attraverso la connessione con l'altro possiamo salvare il nostro futuro».

Tutto questo Roger Waters lo ha detto in quella che, più che una conferenza stampa, sembrava un comizio. Anche se alla fine è sempre la sua musica, straordinaria, a parlare per lui, ieri, oggi e domani: «Quando porti avanti un tour del genere, uno show in 157 tappe ogni volta per un pubblico diverso, sarebbe ridicolo non farne un film», racconta il cantante che, in Us + Them, porta lo spettatore in un mondo distopico molto simile a quello anticipato nel 1977 quando con i Pink Floyd scrisse Animals, la cui scenografia contraddistingue buona parte del concerto. Si parla dell'alienazione della guerra e dei conflitti, protagonisti ieri come oggi, anche se il leitmotiv di tutto lo show è la storia di una madre e della figlia e del loro viaggio verso un mondo più sicuro: «Quello che sappiamo dei migranti è che si tratta di gente povera, affamata, in grande pericolo perché vive in zone di guerra. Per questo fluttuano verso un posto dove sperano di poter vivere meglio, loro e la loro famiglia. Non vengono qui perché vogliono rubarvi la pizza, ma solo perché sono disperati. Noi abbiamo un dovere nei loro confronti, invece accettiamo che vengano costruiti muri».

Seguendo questa falsariga il film si conclude con le immagini della canzone omonima, The Last Refugee, che ha come protagonista un'artista italiana, Azzurra Caccetta, che per Waters ha lavorato anche nel sequel di quel videoclip, Wait For Her.

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