Cultura e Spettacoli

Sabrina Paravicini parla della sua malattia

L'attrice su Instagram descrive le sensazioni che vive ogni giorno mentre continua le terapie contro il tumore che l'ha colpita

Sabrina Paravicini parla della sua malattia

L'attrice Sabrina Paravicini, divenuta nota recitando il ruolo di Jessica Bozzi nelle prime quattro stagioni della fiction Rai Un medico in famiglia, è da tempo ammalata di tumore al seno. La donna attraverso il suo profilo Instagram aggiorna quasi giorno per giorno i suoi follower sulle proprie condizioni di salute. La 49enne attrice scrive infatti a cuore aperto dei post in cui racconta le sensazione che vive, le terapie cui si sottopone e la sua quotidianità afflitta dalla malattia.

Proprio oggi sabato 23 novembre, la Paravicini ha pubblicato un lungo post in cui scrive di essere andata a fare delle analisi del sangue, come ormai le capita di continuo. Ha quindi affermato che il suo aspetto sta poco a poco ritornando quello di sempre nonostante la malattia. I capelli stanno ricrescendo, e finalmente riesce a cammina senza il supporto del bastone. Tutto ciò avviene senza che le persone che incontra si accorgano della sua malattia.

Questo il testo postato sotto un suo selfie da Sabrina Paravicini: "Sabato mattina, vado a fare le analisi del sangue. Dovevo andare ieri ma non ho fatto in tempo, mi sveglio presto e penso che nel giro di venti minuti tornerò a casa per fare colazione. Arrivo al laboratorio di analisi convenzionato. Ci vado da mesi praticamente tutte le settimane. Dire che è affollato è dire nulla: ci saranno 200 persone. Età media 75 anni. Prendo il numero riservato ai malati gravi, anziani e donne in gravidanza. Ho comunque 15 persone davanti a me. Passerà almeno un'ora e non ho portato il mio libro. Guardo le persone che stanno aspettando di fare le analisi: hanno tutte uno sguardo preoccupato, il mio invece è solo stanco. La paura di avere qualcosa "di brutto" non ce l'ho più. L'ho già avuto qualcosa di brutto e lo sto combattendo da mesi. Guardo le persone vicino a me e penso che incredibilmente, pur avendo venti o trent'anni meno di loro, io sono in condizioni più critiche".

Si legge ancora: "È paradossale perché io cammino senza bastone, (anche se a volte avrei voluto tanto averne uno per sostenermi), sono giovane, apparentemente non sembro in cura, mi trucco ogni mattina, anche quando facevo la chemioterapia e non riuscivo a uscire da casa, i miei capelli cortissimi potrebbero essere un taglio voluto e non subìto, addirittura ieri in un ufficio pubblico una ragazza mi ha detto con un sorriso 'complimenti per il coraggio di questo taglio' e io le ho risposto subito 'non è un taglio, stanno solo ricrescendo' lei è arrossita e io le ho sorriso per rassicurarla".

Quindi in conclusione: "Amputazione del seno, dissezione ascellare, chemioterapia, radioterapia, farmaci monoclonali salvavita, futura ricostruzione del seno: sono un campionario di 'malattia grave' eppure quando cammino per strada o entro in un bar nessuno si accorge di tutto questo. E io non so mai se è un bene o un male, io sono forte, ma mi chiedo se per qualcuno essere stato così ammalati e pure 'invisibili' non sia una ferita che si aggiunge a una sofferenza più profonda".

In calce a questa riflessione sono arrivati decine di commenti da parte dei follower che hanno elogiato la Paravicini definendola di volta in volta: "guerriera", "coraggiosa", "formidabile". "Ti vedono bella e forte e pensano che vada tutto bene ma non sanno quanto sia difficile esserlo nonostante tutto" ha scritto una utente a sostegno della Paravicini.

I POSTI, LE PERSONE, LE APPARENZE Sabato mattina, vado a fare le analisi del sangue. Dovevo andare ieri ma non ho fatto in tempo, mi sveglio presto e penso che nel giro di venti minuti tornerò a casa per fare colazione. Arrivo al laboratorio di analisi convenzionato. Ci vado da mesi praticamente tutte le settimane. Dire che è affollato è dire nulla: ci saranno 200 persone. Età media 75 anni. Prendo il numero riservato ai malati gravi, anziani e donne in gravidanza. Ho comunque 15 persone davanti a me. Passerà almeno un'ora e non ho portato il mio libro. Guardo le persone che stanno aspettando di fare le analisi: hanno tutte uno sguardo preoccupato, il mio invece è solo stanco. La paura di avere qualcosa "di brutto" non ce l'ho più. L'ho già avuto qualcosa di brutto e lo sto combattendo da mesi. Guardo le persone vicino a me e penso che incredibilmente, pur avendo venti o trent'anni meno di loro, io sono in condizioni più critiche. E' paradossale perché io cammino senza bastone, (anche se a volte avrei voluto tanto averne uno per sostenermi), sono giovane, apparentemente non sembro in cura, mi trucco ogni mattina, anche quando facevo la chemioterapia e non riuscivo a uscire da casa, i miei capelli cortissimi potrebbero essere un taglio voluto e non subìto, addirittura ieri in un ufficio pubblico una ragazza mi ha detto con un sorriso "complimenti per il coraggio di questo taglio" e io le ho risposto subito "non è un taglio, stanno solo ricrescendo" lei è arrossita e io le ho sorriso per rassicurarla. Amputazione del seno, dissezione ascellare, chemioterapia, radioterapia, farmaci monoclonali salvavita, futura ricostruzione del seno: sono un campionario di "malattia grave" eppure quando cammino per strada o entro in un bar nessuno si accorge di tutto questo. E io non so mai se è un bene o un male, io sono forte, ma mi chiedo se per qualcuno essere stato così ammalati e pure "invisibili" non sia una ferita che si aggiunge a una sofferenza più profonda. #finoaquituttobene

Un post condiviso da Mother Actress Director (@sabrina_paravicini_official) in data:

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