Sesso, crimine e storia: Berlino-Babilonia sull'orlo del nazismo

Presentata la serie Sky in onda dal 28 novembre che racconta la Germania a fine anni Venti

Sesso, crimine e storia: Berlino-Babilonia sull'orlo del nazismo

Lui, con un pacco di fotografie che mostrano scene sadomaso, dove valchirie sovrappeso frustano un uomo barbuto, urta lei, con un pacco di fotografie, dove campeggiano braccia mutilate, cadaveri senza testa, gambe e braccia bruciati. «Spero che Lei sia della Buoncostume», dice la ragazza, una berlinese carina che le prova tutte per sopravvivere durante la Repubblica di Weimar, marchette comprese: a casa l'aspettano certi orchi affamati, meglio darsi da fare tra lavori d'archivio e di bocca. «Spero che Lei sia della Omicidi», le fa eco il giovane detective morfinomane, raccogliendo quel po' po' di robaccia sul pavimento del commissariato. I due flirtano in mezzo allo schifo: già si appartengono. Benvenuti a Babylon Berlin, la serie televisiva del momento, che ieri, in anteprima, ha convinto lo svogliato Auditorium in cerca di sensazioni forti. E ce n'è, di sesso, crimine e Storia, in questo lussuoso epos tedesco, ma internazionale, costato 38 milioni di euro e dove - per la prima volta un'emittente pubblica, la ARD, collabora con una privata, Sky, mettendo insieme 180 giorni di riprese, 300 set, 5000 comparse e 8000 mq di studio, a Babelsberg, che ai tempi di Goebbels faceva concorrenza a Hollywood: in onda su Sky Atlantic dal 28, quest'opera-monstre è smaltata come Game of Thrones, ma profonda come una lezione di storia germanica.

I tre registi Tom Tykwer, quello di Lola corre, ieri nominato presidente della giuria della 68esima Berlinale; Henk Handloegten e Achim von Borries hanno lavorato ognuno per conto proprio, raggiungendo tuttavia un sorprendente effetto omogeneo. Ed è affascinante la Berlino del 1929, che, ancorché marcia e affollata di disperati reduci di guerra assetati di acquavite a buon prezzo, balla sul vulcano della Grande Depressione. Tanto più che, dalle parti dell'Alexanderplatz, non manca il glamour sporcificante: lustrini, donnine con frangia e caschetto, drogati e celebrità pedofile. Proprio come ora, mentre l'Italia e l'Europa somigliano a una Weimar al quadrato: il fallimento è dietro l'angolo, ma intanto si tira a campare.

Soltanto che nel 1929, anno topico in cui la serie tv si svolge, la Germania ha raggiunto le sue più alte vette culturali: esce Berlin Alexanderplatz di Alfred Doeblin; Thomas Mann è insignito del Nobel per la Letteratura e a Berlino apre l'enorme sala cinematografica «Babylon», che dà il nome alla serie. E c'è pure un pizzico di Philip Marlowe, mentre il commissario Gereon Rath (l'intenso Volker Bruch), ferito nell'anima dalla Prima Guerra Mondiale, cerca le prove di un ricatto sessuale ai danni del sindaco di Berlino Konrad Adenauer, amante dei filmini porno. Ansia, insicurezza e catastrofe in ogni scena, compresa la stupenda performance dell'ambigua cantante da cabaret Nikoros, che al «Moka Efti» mette insieme Marlene Dietrich e Lady Gaga, accompagnata da un balletto alla Joséphine Baker: nere, banane e bacini rotanti. Tutto quello che, di lì a poco, avrebbe scatenato Adolf Hitler, arcinemico della «cultura dell'asfalto».

Una considerazione, però, si fa subito: quanto è attuale la Berlino Babilonia, mentre l'Occidente finisce? «Ci siamo ispirati al romanzo Der nasse Fisch, del giornalista Volker Kutscher, che mostra come la Germania dei tardi anni Venti abbia rinunciato alla democrazia. Per paura e incapacità.

Il che pare molto attuale», spiega Tykwer, parlando della sua «gigantesca commedia umana», che sembra un poliziesco sullo sfondo delle lotte trotzkiste tra Neukoelln e Moabit, con la polizia politica del Reich, non ancora Terzo, che manganella e spara agli operai, diretta con pugno di ferro da August Benda.

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