Un uomo che divide. Che dice quello che pensa, anche troppo. Esagerato, iperbolico, sempre sopra le righe. Uno che procede per grandi amori e grandi odi. È così Pietro Valsecchi, sigaro sempre pronto e t-shirt scura sotto la giacca alla Armani o alla Don Johnson di Miami Vice: forse il più controverso tra i produttori di fiction (e film) del momento. Fuori, tra gli addetti ai lavori, confliggono tesi opposte. È un geniaccio antipatico e burbero che trasforma in oro tutto quello che tocca. È solo aiutato dalla buona stella e da una grande fortuna. La complessità del personaggio è tutta qui. Uno che prende Checco Zalone da Zelig e lo trasforma nel primatista italiano al botteghino ha un gran fiuto naturale o ha solo indovinato la mossa giusta? Uno che prende I Soliti idioti da una tv giovanile e li fa incassare una dozzina di milioni nelle sale è fortunato o vede lontano? Lui si schernisce, lidea di lanciare al cinema Mandelli&Biggio è venuta a Filippo, suo figlio quindicenne: «Perché non fai un film con loro?». E così.
Laltro giorno, alla presentazione del listino di Medusa, quando è partito il trailer de I 2 soliti idioti, prossimo film di Natale della casa, è partita anche una salva di fischi. E Valsecchi sè incazzato di brutto. Chi è stato e chi non è stato, pronto a stilare liste di proscrizione. Il successo ha anche il suo prezzo. E bisogna dire che proprio Mandelli&Biggio gli hanno fatto venire il sangue amaro. Buona parte dei critici cinematografici, si sa, non ama né i cinepanettoni né la coppia di comici di Mtv. Sono causa dellinvolgarimento del pubblico. Meno che mai pellicole così potrebbero trovare spazio nei festival. Lanno scorso Piera Detassis si era permessa di escludere dal Festival del Film di Roma da lei diretto lopera prima del duo. Apriti cielo: «È una simpatica ragazza che viaggia ampiamente al di sopra delle proprie possibilità e che della vita ha capito poco. Una miracolata come tanti altri», lha aggredita in unintervista il patron di Taodue. Per Marco Müller, il successore di Detassis nominato dopo unestenuante mediazione politica, invece solo violini: «Ha resistito e ha vinto come lomino di piazza Tienanmen contro i carri armati», ha esagerato di nuovo volendo far bella figura nel coté romano-veltroniano.
Nato a Crema, Pietro sogna di fare lattore e negli anni 70 ottiene qualche particina nelle commediole del momento. Finché decide di tentare il salto a Roma dove si butta sul teatro. Si dice di sinistra, legge e frequenta i salotti giusti. Ma lincontro risolutore è negli anni 80 con Camilla Nesbitt, ex assistente di Cesare De Michelis. Nella Taodue che fondano insieme, lui è il creativo che monta e rimonta di notte tutti i film e le serie tv, lei la mente amministrativa. Producono le prime opere con la regia di Michele Placido (Pummarò) e Aurelio Grimaldi (La ribelle). Nel 1995 vince il David di Donatello come produttore di Un eroe borghese (Fabrizio Bentivoglio nei panni di Giorgio Ambrosoli) per la regia di Placido. Nel 98 si allarga alla fiction dove ancora oggi sbaglia raramente un colpo.
Quando la De Agostini di Lorenzo Pellicioli vuole sbarcare nella produzione di contenuti tv avanza unofferta di acquisto. A quel punto Mediaset rompe gli indugi creando la major della fiction con Medusa e assorbe il 100% di Taodue pagandola 107 milioni più il 25% delle quote della nuova società. Dopo Ultimo, Il capo dei capi e i vari distretti di polizia, lultimo successo sullonda della cinematografia tra Nord e Sud e della sua passione per lalta cucina, è Benvenuti a tavola con Fabrizio Bentivoglio e Giorgio Tirabassi nei panni di due chef rivali ma amici. Un prodotto che Mediaset trasforma in una macchina da guerra multimediale. Nel 2012 arriveranno Il clan dei camorristi con Stefano Accorsi e ancora Raoul Bova nei panni di Ultimo.
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