Tratto da un romanzo del nipponico Ishiguro, il sorprendente e, per certi versi, inquietante Non lasciarmi parte da una domanda di fondo: che cosa ci rende umani? I margini sembrano ristretti se guardiamo i destini dei tre ragazzi protagonisti della vicenda, apparentemente orfani, che crescono nel collegio inglese di Hailsham diretto da Charlotte Rampling; sono collocati in un presente distopico, in unInghilterra uguale ma allo stesso tempo differente da quella contemporanea. Tra di loro si sviluppano i normali sentimenti di infanzia ed adolescenza, compreso il triangolo amoroso che finirà prima per dividerli e poi per riunirli. In questo clima idilliaco si inserisce latroce scoperta. Lo rivelerà loro linsegnante Miss Lucy in uno dei momenti più intensi di tutto il film: questi bambini non sono privi di genitori perché in realtà sono dei cloni creati appositamente per fornire, a tempo debito, i loro organi (compresi quelli vitali) agli esseri umani «originali».
Kathy, Tommy e Ruth, cui prestano volto in una gara di bravura rispettivamente Carey Mulligan (An Education), Andrew Garfield (The Social Network) e Keira Knightley, sono quindi condannati ad una morte prematura ed ingiusta, passando da un ambiente paradisiaco, ad un purgatorio di consapevolezza ed impotenza, fino ad un inferno che non lascia speranze se non quella di un amore reciproco che nessuno può togliere loro. Ciò che colpisce è che questi bambini diventati poi adulti non tentino mai di infrangere il sistema o di sfuggire al loro destino: al massimo, provano a rimandarlo. Si rassegnano ma cercando di vivere i loro scampoli di felicità, senza compiangersi. Ciò che conta per i donatori non è ribellarsi ma vivere bene il tempo che (ci) è loro concesso.
È un film di fantascienza ma ve ne scorderete presto, travolti da una storia di passione, gelosia e tradimenti che obbligherà le signore allutilizzo frequente del fazzoletto.
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