Prima visione

Il primo pensiero che ti coglie durante la visione di questo interessante Source Code è il richiamo ad una commedia come la memorabile Ricomincio da capo nella quale il povero Bill Murray era costretto a rivivere, all’infinito, il giorno della Marmotta. Qui, i toni sono differenti, trattandosi di thriller, ma partendo da medesimi meccanismi narrativi. Bastava un nulla per finire in vacca, una volta esaurito l’effetto sorpresa, ma grazie alla sapiente regia di Duncan Jones, bravo ad orchestrare un film non facile e, oltretutto, non scritto da lui, vi ritroverete immersi in una trama tanto strana quanto ingegnosa ed accattivante.
Il capitano Colter Stevens (un convincente Jake Gyllenhaal sempre più in ascesa nella graduatoria dello star system hollywoodiano) si sveglia su un treno diretto a Chicago. L’ultimo ricordo che ha è il suo elicottero bersagliato di colpi durante la guerra in Afghanistan. Come se non bastasse, quello riflesso nel vetro è un volto che non gli appartiene (è di un insegnante di nome Sean Fentress) e di fronte a lui si siede la bella Christina che sembra conoscerlo bene ma che al militare non dice niente. Un’esplosione improvvisa distrugge il convoglio ma Stevens non è morto, come avrebbe dovuto. Il giovane si ritrova in una capsula spaziale: collegata con lui, su un monitor c’è una donna in uniforme, Colleen Goodwin (Vera Farmiga), che gli ordina di tornare sul treno. Scopre, infatti, di far parte di un programma di governo segreto che gli ha affidato una missione apparentemente impossibile: rivivere all’infinito, in un continuo viaggio del tempo (per nove volte), gli ultimi otto minuti di vita dell’uomo del quale occupa il corpo per capire chi ha ordito l’attentato in modo da sventare un nuovo e più cruento attacco terroristico.
La trama è, almeno nella prima parte, decisamente complicata, ricordando, per certi versi, i rompicapi alla Nolan. Non è solo il protagonista a far fatica a raccapezzarsi ma anche lo spettatore che ci mette almeno quattro andirivieni del soldato per entrare nel meccanismo.

Superato lo scoglio, è una goduria per gli appassionati di fantathriller anche perché il finale non è poi così scontato anche se gronda eccessivo melò. Che sia fantascienza, poi, lo dimostra il fatto che i treni arrivano sempre in orario e i macchinisti non scioperano mai.

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