Walesa visto dalla Fallaci: "Fu un'intervista profetica"

Maria Rosaria Omaggio, in una strepitosa performance, interpreta la giornalista nel famoso colloquio con l'allora leader di Solidarnosc

Walesa visto dalla Fallaci: "Fu un'intervista profetica"

Dice Maria Rosaria Omaggio: «Oriana Fallaci aveva un carattere spigoloso ma molto generoso. Era la regina degli opposti, anche nel viso, nelle espressioni. Per questo è così difficile da interpretare». Beh, l'attrice offre una strepitosa performance in Walesa, uomo della speranza il film diretto dal premio Oscar (e fresco vincitore del premio Persol, destinato alle leggende del cinema) Andrzej Wajda in cartellone prima alla Mostra di Venezia e poi al Festival di Toronto.
Una pellicola importante, in cui la Omaggio è Oriana Fallaci. La cornice narrativa è infatti l'intervista rilasciata dal sindacalista polacco alla giornalista italiana nel 1981. Wajda ha riconosciuto il valore storico di quelle pagine in cui il fondatore di Solidarnosc si rivela, forse per la prima volta, quel leader carismatico capace di innescare una reazione a catena che porterà alla caduta dell'Unione Sovietica. «Le domande di Oriana - spiega la Omaggio con voce identica a quella della Fallaci - erano profetiche. Provocò Walesa sul rapporto coi sovietici, non voleva che la questione del possibile intervento sovietico venisse elusa. Lo spinse a sbilanciarsi, voleva capire fino a che punto volesse arrivare».

E Walesa lasciò capire ciò che doveva essere capito, rispondendole così: «Quale altra soluzione abbiamo fuorché quella di continuare, sia pure con prudenza, a essere uomini? Non vogliamo pagare il prezzo di un conflitto, ripeto. Ma se fosse necessario pagarlo, nessuno potrà dire che siamo vigliacchi».
Non è l'unico momento di tensione. Racconta la Omaggio: «Oriana lo stuzzicava sul suo rapporto di sudditanza verso la Chiesa ma Walesa aveva capito l'importanza di Wyszynski e Giovanni Paolo II. Non a caso nel suo salotto c'era la foto di Wojtyla vescovo. Il sindacalista cercò di farle capire che in Polonia, date le condizioni, la Chiesa era più importante di qualsiasi intellettuale, era un punto di riferimento, l'unico aiuto alla popolazione».

L'intervista va in crescendo. E forse c'è un motivo anche biografico dietro a quello che può sembrare una riuscita scelta retorica. «In quel momento la Fallaci - prosegue l'attrice - era in una fase difficile, nonostante fosse immensamente famosa in tutto il mondo. Si sentiva fragile. Cercava il suo posto nel mondo. Alekos Panagulis era morto nel 1976. Si era ritirata in Toscana accanto alla madre malata. Poi, dopo il nuovo lutto, aveva iniziato a pensare di trasferirsi stabilmente a New York. A un certo punto dell'intervista, a mio avviso, lei sembra pensare ad Alekos, e questo le fa mutare idea su Walesa. All'improvviso capisce che Walesa avrebbe subito una persecuzione, come il suo amato Panagulis. Cambia opinione, e gli appunti ancora inediti riflettono questa svolta: si convince di avere davanti l'uomo decisivo per le sorti dell'Europa e del mondo intero. Il clic scatta quando Oriana chiede a Walesa se non abbia mai il timore di essere la persona sbagliata. È una domanda che fece anche a Panagulis».

Per questo lo sguardo di Oriana, nel film, cambia di scena in scena, crescendo di intensità. Chi abbia consuetudine con le immagini della Fallaci rischia di rimanere scioccato dalla totale immedesimazione della Omaggio. Che racconta così il suo lungo lavoro di preparazione: «Avrei dovuto interpretare la Rabbia e l'orgoglio. La Fallaci era d'accordo. La Rizzoli era preoccupata. Poi Oriana ebbe minacce, e lo spettacolo decadde. Dopo la morte della scrittrice, sono stata invitata dal nipote Edoardo, suo erede, a leggere brani del romanzo postumo Un cappello piene di ciliege».

Qui il rispetto delle parole della Fallaci è assoluta, cosa che Oriana avrebbe senz'altro apprezzato moltissimo: «Recito l'intervista così come si può leggere nel libro Intervista col potere. Nulla è stato modificato. Del resto non avrei mai accettato di recitare la Fallaci riscritta. Non si riscrive una grande penna». Non basta una già sconcertante somiglianza fisica: «Tutto ciò che si vede (registratore, pelliccia, smalto, pennarello) è appartenuto a Oriana, di cui ho potuto consultare anche le carte sull'intervista. Le sigarette Lark rosse con bollino americano, che lei fumava, sono state un problema, essendo fuori commercio. Per fortuna le ho trovate in rete».

Venezia sarà la prima vetrina di Walesa: «Sono emozionata, non lo nascondo. Non solo perché è un film internazionale, girato da un grande artista e un grande uomo. Ma anche, e soprattutto, perché avverto la responsabilità di aver portato al cinema questa grande donna.

Una donna che non è mai cambiata, non c'è un prima e un dopo, non ha senso parlare di sinistra e destra. Le cantò a tutti, con la stessa onestà. Negli ultimi anni è stata duramente attaccata. Oriana avrebbe meritato più amore».

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