SPORT e FIGLI D’ARTE

Marco Insam, stasera c'è Milano-Renon (Agorà, ore 18.30): sfidate la capolista e vincendo sareste primi.
«Il Renon è la squadra più completa e competitiva del campionato: noi puntiamo ad arrivare ai playoff con pochi infortunati e una buona posizione di classifica. Ma stasera non ci sarò, domani scattano i Mondiali under 20 di II divisione a Canazei (Migliore e Mazzacane gli altri Vipers convocati, ndr)».
Un 2007 intenso: fino a settembre eri in Canada.
«Dai 15 anni in poi ho giocato là a livello liceale, poi ho cercato di conquistare un posto in squadra nei Regina Pats, una squadra di una lega giovanile che mi aveva precedentemente selezionato (primo italiano a riuscirci, ndr) ma non ce l'ho fatta. Una delusione. Ma in Canada ho vissuto una buona esperienza. Ho imparato a vivere all'estero, in una regione dove d'inverno il termometro può scendere a -50°, mi sono abituato a un hockey muscolare, giocato su piste più piccole e in cui devi essere veloce».
L'impatto con il campionato italiano com'è stato?
«In Canada giocavo a livello giovanile, qui molti avversari hanno l'astuzia data dall'esperienza».
Cosa significa essere allenati dal proprio padre?
«Mi ha insegnato le basi dell'hockey e aiutato a migliorare: adesso, come tecnico, non fa preferenze. E a casa, di hockey, cerchiamo di non parlare».
Qualcuno ti considera un «raccomandato»?
«Sono accuse che si sentono sempre ma con cui si deve convivere. Non mi mettono pressione».
Tuo padre pattinava nel Gardena degli scudetti, anni '70-80. Non eri ancora nato.
«Non ha senso pensare a cosa o quanto lui abbia vinto, mi concentro sul presente. So che il suo era un altro hockey, meno cariche, più libertà, giocatori che attraversavano la pista con il disco sulla stecca. Oggi c'è più tattica, più organizzazione. Anche i giocatori sono diversi: io sono più alto di mio padre...».


Il consiglio migliore che ti ha dato?
«Giocare a testa alta, tirare quando si può, cercare di capire l'azione, ricordare che è uno sport di squadra».
Il tuo sogno?
«Maturare e avere un'altra opportunità nell'hockey nordamericano».

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