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Il 1° maggio di Infantino. Offesi i morti di Qatar '22

Ha appena lasciato passare il Primo maggio, poi se n'è uscito con una dichiarazione che ha scatenato mezzo mondo contro la Fifa

Il 1° maggio di Infantino. Offesi i morti di Qatar '22

Ha appena lasciato passare il Primo maggio, poi se n'è uscito con una dichiarazione che ha scatenato mezzo mondo contro la Fifa. L'infausta presa di posizione appartiene a Gianni Infantino, l'uomo che continua la tradizione svizzera a capo del pallone mondiale, rinnovando le gesta di Sepp Blatter, uno che non se n'è uscito in modo elegante Di fronte a una domanda sui 6mila, 6mila e cinquecento, forse 7mila morti tra la manovalanza per costruire i fantasmagorici stadi nel deserto del Qatar destinati ad ospitare gli imminenti mondiali, il gran capo del calcio ha detto candidamente che «la Fifa non è la polizia del mondo e non può essere responsabile di tutto ciò che accade». Peccato che i signori di Zurigo non si siano mai posti lontanamente il problema di quanto stava accadendo nell'emirato, soprattutto alla luce delle numerose inchieste giornalistiche degli anni passati e delle segnalazioni delle agenzie che si occupano di diritti dell'uomo, a partire dai sistematici rapporti di Amnesty. Anzi, il buon Infantino ci tiene a farsi vanto del fatto che «la Fifa in questo modo ha dato lavoro a un milione e mezzo di persone che hanno potuto trarre beneficio dall'organizzazione dell'evento. Stiamo parlando di lavoro, anche di duro lavoro, ma quando dai lavoro a qualcuno gli dai dignità e orgoglio». Certo, e di questo lo ringrazieranno sicuramente le decine di famiglie nepalesi, indiane, pachistane, bengalesi o cingalesi che si sono viste rimpatriare le salme dei loro cari, morti in tragici incidenti o addirittura stremati per il caldo e le condizioni disumane nelle innumerevoli baracche in cui erano ridotti a vivere. Per accettare i posti di lavoro creati dalla Fifa nei lussuosi uffici di Zurigo.

Dove credono di essere dei filantropi.

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