2024 e 2026. La storia dice: Olimpiadi senza i russi

2024 e 2026. La storia dice: Olimpiadi senza i russi

Sul cielo di Milano-Cortina 2026 vola già la nuvola che si porterà dietro la guerra fra Russia e Ucraina. Mancano due anni ai Giochi estivi di Parigi 2024, quattro a quelli invernali in Italia. Ma la guerra è guerra e la storia delle Olimpiadi ha sempre segnato la via circa sanzioni ed esclusioni. Ieri il presidente del Coni, Malagò, a Milano per rilanciare simbolicamente i Giochi invernali del 2026, non ha detto esplicitamente ma ha fatto intendere di avere messo nel conto l'assenza della Russia dai Giochi.

Come dovrebbe capitare pure a Parigi. La Russia è Paese importante per le Olimpiadi, però la storia finora non ha fatto sconti. Al di là di quel che ci riserverà ancora questa guerra. Dopo il primo conflitto mondiale, motivazioni prevalentemente politiche segnarono le esclusioni. La Germania venne esclusa da due Olimpiadi. Nel secondo conflitto ragioni politiche e diplomatiche confermarono la linea. Germania e Giappone non vennero invitate a Londra '48. Non così l'Italia, considerata solo alleata: una sfumatura decisiva. «Torture, orrori e malefatte compiute dai soldati tedeschi e giapponesi» venne scritto, «non si possono dimenticare. Solo il tempo curerà queste ferite».

Eccolo il vessillo per confortare veti e ostracismi. E così in tempi recenti: la politica dello sport ha navigato tra sanzioni ed esclusioni.

L'Italia sventò la minaccia di una quarantena nel 1948 grazie alla destrezza dei dirigenti sportivi. Si dirà: il mondo è cambiato. Ma se il Cio cambiasse linea sarebbe comunque difficile da spiegare. Salvo che l'esclusione dei russi, dai Paralimpici di Pechino, abbia già lavato le coscienze.

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