Ieri sera il Milan si è seduto sulla comoda poltrona del terzo posto. Da solo. È la prima volta che accade, nella stagione, ed è già una strepitosa impresa se si pensa a quella sciagurata falsa partenza (7 punti in 8 partite) e alla folle rincorsa di queste ultime settimane. Sembrava una chimera soltanto prima di Natale, dopo il rovescio patito al cospetto della Roma di Zeman e invece è diventata una suggestiva e promettente realtà. Promettente perché una squadra così giovane e sfacciata, dal gioco ritrovato e dalle risorse tecniche moltiplicate, può soltanto migliorare col passare delle settimane. I giovani sono un autentico tesoro come dimostrano le tante giocate di El Shaarawy, la traversa di Niang, la formidabile personalità di De Sciglio ma anche i senatori (Ambrosini in prima linea) sono in grado di garantire performance di livello. Per diventare la terza forza del campionato, non ha avuto a disposizione Mario Balotelli, il suo recente profeta ma Pazzini ha fatto le sue veci con grande efficacia: due gol, uno facile facile, l'altro da cecchino autentico, hanno rappresentato il reddito garantito al Milan nell'occasione più attesa dal popolo rossonero. Tutto condito anche da un calcio di ottima fattura, capace di divertire il suo pubblico e di mettere spalle al muro la fragile resistenza del rivale romano, indebolito da qualche assenza di troppo (Konko, Mauri, Klose). La serata spensierata consente ad Allegri di far debuttare Zaccardo (sostituto di Zapata ko per un acciacco muscolare a metà gara) e di scaldare i motori di Niang e Robinho che possono tornare utili tra il viaggio di Genova e l'attesissimo ritorno di Champions al Camp Nou.
Sembra una fiammata del Milan (in un paio di minuti apparecchiano due occasioni sventate da Marchetti) e invece è un martellamento in piena regola che si esaurisce solo con il 2 a 0 secco e perentorio guadagnato dai berlusconiani a metà sfida. La Lazio, ridotta in dieci, arranca e si difende con le unghie anzi con gli artigli di Marchetti e basta. Sembra dunque una fiammata, innescata da un paio di percussioni di De Sciglio, lama nel costato destro dei romani, ma la miccia El Shaarawy non produce l'incendio voluto per l'abilità del portiere di Lotito e per la mira dello stesso faraone che di testa più che di piedi non è mai stato un granché. A spaccare la partita e innescare discussioni è l'intervento, da dietro, di Candreva su El Shaarawy lanciato a rete da De Sciglio sull'orlo dell'area di rigore. Rizzoli ha tutta l'aria di essere indeciso a tutto e di aspettare qualche suggerimento dall'auricolare: convoca una specie di assemblea invece di intervenire deciso. Bene, dopo lunga e penosa riflessione, la scelta: punizione dal limite (la moviola conferma) e rosso per Candreva perché ha interrotto una chiara occasione da gol (non vale più la posizione dell'ultimo uomo). A quel punto, la Lazio in difficoltà sul valico di destra (Pereirinha viene sostituito all'intervallo con clamoroso ritardo) si rinchiude nel ridotto di Marchetti e prova a resistere.
A furia di martellare, il Milan alla fine della frazione passa con merito e con forza. Prima Pazzini (101 gol tra A e B) e poi Boateng, a porta spalancata, dopo due prodigi del portiere laziale, mandano il Milan beato a godersi il tè dell'intervallo. La chiusura dei conti avviene, in modo quasi naturale, allo scoccare dell'ora di gioco quando la difesa della Lazio, come stravolta dalla fatica, perde l'ennesima palletta davanti all'area lasciandola tra i piedi ispirati di Pazzini che dal limite coglie l'angolo scoperto di Marchetti, tradito dal rimbalzo galeotto. 3 a 0 e fine della disputa sul terzo posto.
La Lazio fallisce l'ennesima occasione al cospetto di una pari grado: da una vita (24 anni) non vince a San Siro contro il Milan ed è già questo dato un sintomo della sua difficoltà, ieri diventata tormento addirittura. Perché ha sofferto il Milan e il suo gioco, veloce e manovrato, fin dalle prime battute. Quando è rimasta in dieci, poi si è rifugiata tra le braccia di Marchetti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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