E’ morto a 79 anni Bruno Nicolè, ala della Juventus a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
Ad annunciarlo con un lungo post su Facebook è stato il figlio Fabio: “Ciao Papà, hai amato lo sport e avevi scelto il calcio, poi hai amato il calcio e scelto lo sport, tutti gli sport. So che lassù sarai felice e potrai condurre il pallone a testa alta, orgoglioso di quello che sei stato e di ciò che hai fatto. Sei stato e sempre sarai per me un modello da seguire in campo e a scuola, con ragazzi e bambini, con uomini e donne, insomma, con tutti coloro che vogliono avvicinarsi a quel pallone cucito a mano che profuma di cuoio... Lui sì, ci legherà per sempre”.
Classe 1940, debuttò in A a soli sedici anni nel Padova del paròn Nereo Rocco e dopo un solo campionato approdò alla Juventus per 70 milioni e il prestito di Kurt Hamrin. Arrivato alla Vecchia Signora nel 1957 faticò inizialmente ad inserirsi in una squadra piene di stelle. Con Boniperti regista di lusso, il gallese Charles e l’argentino Omar Sivori in attacco, all’ala sinistra Stivanello, mancava un uomo sulla destra per fare una linea offensiva senza rivali e fu scelto proprio Nicolè, che aveva sempre giocato centravanti. Con la Juventus conquistò 3 scudetti e 2 Coppe Italia collezionando 141 presenze e 47 gol. Giocò successivamente con Mantova, Sampdoria, Roma con cui vinse un'altra Coppa Italia, prima di chiudere la carriera a soli 27 anni con l'Alessandria. Gli anni migliori della carriera gli valsero la chiamata in Nazionale maggiore da Gipo Viani, che il 9 novembre 1958 lo fece esordire nell'amichevole a Parigi contro la Francia, reduce dal brillante terzo posto ai Mondiali di Svezia svoltisi il precedente giugno.
In Nazionale giocò soltanto 8 partite, ma i suoi record resistono ancora Nicolè è stato il marcatore e il capitano più giovane in maglia azzurra. Proprio in quella partita contro la Francia allo stadio di Colombes segnò la doppietta che gli vale il record, ancora imbattuto a 18 anni e 258 giorni. Stabilì invece l'altro primato tre anni dopo indossando la fascia a 21 anni e 61 giorni. Dopo quei gol divenne celebre e Gianni Brera lo paragonò a Silvio Piola, titolando sul Guerin Sportivo: “Habemus Piolam: Ni-co-lè?”.
Mentre il Quartetto Cetra accostò il suo nome a quello di Felice Levratto nell'indimenticata canzone Che centrattacco: ''Per riparar lo smacco, quanto prima al muro attacco, le foto di Levratto e Nicolè! Che centrattacco!''.Segui già la nuova pagina Sport de IlGiornale.it?
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