Si gioca. Finalmente. Un mese di buon football, spero grande, spero anche dipinto di azzurro, non di blu perché altrimenti sarebbe soltanto francese, da oggi al dieci di luglio. E la Francia è già tanta, con i suoi Pogba che valgono fantamilioni veri, non la cassa depositi e prestiti nostrana. L'Europeo di Michel Platini incomincia senza Platini Michel, condannato a quattro anni di niente calcio ma con un permesso di libera uscita concessogli dalla Fifa a firma di un tedesco di cui preferisco nemmeno segnalare il nome e il cognome perché sembra di essere tornati al Quarantadue quando a Parigi i gentiluomini nazisti decidevano se un francese potesse liberamente circolare in città. Non esagero ma sono le ipocrisie di un calcio furbo e maligno dovunque. Platini resterà lontano dai giochi che sono stati una sua idea, conoscendolo non guarderà nessuna partita, per crisi di rigetto non al pallone ma al calcio che è una cosa ben diversa. Se ne è accorto in ritardo ma se ne è accorto. Europeo senza i sudamericani, non è una battuta folle, è che ormai ci siamo abituati, con le coppe, a vedere il meglio del football mondiale, stavolta sudamericani e orientali stanno altrove, si va con la moneta unica e un torneo lungo e vario ma di ottima fattura.
C'è l'aria che puzza di terrorismo, si porta dentro la paura, uno stato dell'essere e dell'esistere che rende un po' buia la città lumière, il 14, martedì prossimo sciopero generale, i sindacati se ne fottono del foot, strade occupate da tifosi e manifestanti, immondizia, traffico imbottigliato, aerei fermi, treni idem, metrò incasinata, vive la France. Eppure si aspetta il fischio di inizio, si va a Saint Denis dove nel novembre scorso si udirono i boati delle esplosioni, si va a fare gruppo, folla là dove i delinquenti potrebbero portare la morte, sicuramente il terrore. Il loro delitto è già compiuto, hanno seminato e stanno raccogliendo. Vietati assembramenti improvvisati all'aperto per vedere le partite teletrasmesse su maxischermi non autorizzati (c'è stato un primo allerta bomba, fortunatamente rientrato, per un pacco sospetto nella fan zone). Comunque c'è il calcio, comunque c'è una sfida tra ventiquattro nazioni che sono una tour Eiffel rispetto alle quattro partecipanti della prima edizione. La Francia favorita, ça va sans dire, la Spagna delle furie (non più tanto) rosse, la Germania sempre presente come la suocera, l'Inghilterra, il Belgio e l'Italia dei poveri ma belli, una nazionale da cinema neorealista, in bianco e nero e non soltanto perché il blocco difensivo indossa quei colori nel club.
Torneo ricco con alcuni paradossi: per esempio gli spagnoli non vedranno tutte le partite, non c'è stato accordo tra le emittenti; in Francia tre i network televisivi pronti all'uso, l'incontro di stasera non dovrebbe avere spalti gremiti al limite della capienza (Sandro Ciotti, cfr) perché risultano invenduti 500 tagliandi di prima e seconda categoria, cioè 450 e 395 euro rispettivamente. Ma lo stadio sarà comunque tutto francese con spicchietto rumeno. Iordanescu, coach della Romania, ha portato i suoi fuori a pranzo, via dall'hotel di Chantilly e tavolata allegra in un ristorante. Viva la libertà. Ma l'Uefa è rigida di cervello come un impiegato del catasto: dunque le squadre devono trascorrere la sera precedente la partita in un albergo distante al massimo 60 chilometri dallo stadio. Dunque la Francia è stata costretta a lasciare Clairefontaine (chilometri 67 da Saint Denis!!) per trasferirsi all'hotel Pulmann Paris-centre Bercy. Non sappiamo se ridere o pensare alle comiche delle nostre istituzioni calcistiche e sportive. Attendo novità dagli arbitraggi (con la tecnologia sul gol fantasma), spero che la violenza sia soltanto un incubo del sonno, la Francia sembra improvvisamente sbandare davanti all'evento, il maltempo, gli scioperi, la paura di cui sopra mettono in crisi il Paese.
François Hollande ha detto con fierezza che questo è il momento di dimostrarsi francesi. Facciano pure gli allonsenfants, noi pure abbiamo voglia di essere italiani. Con il pallone almeno. Godiamoci questo luna park, senza litigare al primo fischio contrario. Lunedì tocca a noi.
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