Un Muntari fa la Juve cominciava ad essere una squadra da scudetto. Adesso è la squadra da battere e il Milan la squadra da rifondare. Esattamente nove mesi fa (25 febbraio) il campionato partorì la squadra campione d'Italia e il gol fantasma più velenoso del decennio. Sembra storia di un altro mondo. Oggi la Juve torna a San Siro dopo essersi fatta annunciare dai complimenti di Agnelli al Milan, dalle chiacchiere di Conte ripescato dal suo personalissimo silenzio stampa, dall'aver distrutto il Chelsea in Europa e, insieme al Milan, aver risollevato il morale al calcio nostro. La Juve torna a San Siro dopo aver tremato con l'Inter. E per capire, calcisticamente, che tempo fa. Difesa di ferro e attacco da «fratelli del gol». Segnano in tanti, perché non c'è uno che segni per tutti. Mai fu così vero che l'unione fa la forza. Sono sempre 12 i goleador di casa bianconera in campionato: caccia al tredicesimo che potrebbe essere anche un 13 nella partita con il Milan. Tanto per citare mancano Barzagli e Bonucci, manca Isla. Manca anche Chiellini che, però, non sarà neppure in campo: rimasto a casa per un problema al polpaccio.
Brutta storia, contro il capocannoniere del campionato la Juve dovrà riassestare la difesa sua che, poi, è la migliore del campionato: 9 gol incassati soltanto. Il Milan sbianca con le sue 18 reti al passivo. C'è gol fantasma e gol fantasma. Quelli che subisce il Milan sono fantasmi sulla testa. E satanelli allegri visti con l'occhio bianconero. La Juve ha incassato il minimo fuori casa (4 gol) e il trio difensivo titolare è mancato solo sei volte. Stavolta ci sarà Caceres, altra stoffa rispetto a Chiellini, ma verrebbe schierato a destra, con Barzagli più adatto a spostarsi a sinistra. Bonucci, appena smaltita una influenza, resterà al centro. Conte tira un sospiro di sollievo: la difesa perde un cardine, non l'architrave. Caceres, tra l'altro, è indigesto al Milan, perché lo scorso anno ha affondato i rossoneri con una doppietta in Coppa Italia.
Sarà solo questa la crepetta nel muro bianconero. Ci vorrà mastice dietro e frizzante ubriacante davanti. L'allenatore ripescherà la coppia Quagliarella-Vucinic: uno segna i gol che contano, l'altro fa assist. Sarebbe una coppia perfetta, se non fosse che la Juve deve conquistarsi ogni rete tirando tanto e sbagliando altrettanto. Il montenegrino non va a segno (in Champions in Danimarca contro il Nordsjælland) dalla partita con il Genoa, addì due mesi fa. I gol in casella sono due: pochi, pur se segnati in trasferta. Saranno i segni delle stelle? Per ora manca il segno della stella, cioè del Vucinic che fa la differenza. Contro il Chelsea era imborghesito da un po' di influenza, ma non ha fatto mancare l'ispirazione per il gol di Vidal e l'idea per il palo di Liechtsteiner. Stasera sarà da sfangarla a San Siro, in attesa del top player che, poi, andrebbe solo ribattezzato top bomber: dici Drogba e capisci tutto, già meno con Llorente.
Parlano i numeri e dicono Juve. Voce ai risultati e dicono: un po' meno Juve. Ci sono stati segnali strani, qualche scricchiolio, un po' di fatica, partite acchiappate con i denti, una sconfitta a far da reset a tutta la stagione, quel pari interno con la Lazio che ha dimostrato dove sta il rischio della Juve: sbaglia gol e si lascia metter le manette da un gioco fortemente difensivo. Il Milan le offrirà le logiche di una partita aperta e di un attacco da metter invidia: il faraone ci prende come servirebbe alla Juve. Sai quante sfide risolveresti in fretta?
Sta in quel modo contorto e faticoso di raccontar gol il punto debole bianconero. Entrambe, Milan e Juve, segnano tanto nei minuti finali: significa avere senso del thrilling e buona condizione fisica. L'anno scorso non c'era dubbio sul senso della vita in campionato: quelle erano le migliori. Quest'anno il Milan arranca a cercar miglior sorte, la Juve si sente la Signora non mi toccar che muori.
Benissimo, ma in dieci giorni la Juve si gioca un bel quiz di stagione: Milan, Torino e lo Shakhtar in Champions. C'è tutto per far risvegliare Vucinic. Se non ora, quando?
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