Il Belgio gioca su due fronti contro Capello e contro Mou

Il Belgio gioca su due fronti contro Capello e contro Mou

Cosa lega Josè Mourinho all'attesissimo Belgio di Marc Wilmots? Il rumore dei nemici, per usare un'espressione coniata proprio dallo Special One. Già, perché di nemici all'interno dei Diavoli Rossi, l'allenatore portoghese se ne è fatti diversi. Thibaut Courtois, Eden Hazard, Kevin De Bruyne e Romelu Lukaku. Tutti giocatori ai quali il Mondiale brasiliano regala una motivazione in più: prendersi una rivincita nei confronti di Mourinho. Il più avvelenato del quartetto è la mezzala destra De Bruyne, ceduto a gennaio dal Chelsea al Wolfsburg, dove ha aperto il libro. «Al Chelsea avevo perso la gioia di giocare. Sempre fuori, mai una spiegazione. Eppure avevo fatto un ottimo pre-campionato. Un giorno Mourinho dichiarò alla stampa che avrei dovuto allenarmi meglio. Peccato che al sottoscritto, privatamente, non avesse mai detto niente. Mi aveva cercato il Borussia, ma quando il Chelsea non riuscì a far firmare Lewandowski, chiuse ogni trattativa. Sono rimasto intrappolato in un gioco politico. Mou? Mi disse solo che i bravi giocatori uno spazio lo trovano sempre».
A differenza di De Bruyne, Hazard nell'ultima stagione è stato titolare fisso nel Chelsea, alternando prestazioni super a qualche pausa. Con Mou è filato tutto liscio fino al ritorno della semifinale di Champions, quando dopo l'eliminazione per mano dell'Atletico Madrid, il talento belga ha duramente criticato l'impostazione tattica ultra-difensiva dei Blues. «Questo non è il calcio che mi piace», ha sbottato Hazard. La replica di Mourinho non si è fatta attendere, con l'accusa al giocatore di non sacrificarsi a sufficienza per la squadra. Dalla parte del portoghese si sono schierati alcuni ex nazionali belgi, tra cui Marc Degryse, che ha commentato come ad Hazard manchi solo una cosa per diventare un top player: essere preso un po' più spesso a calci nel didietro. Il talentino vallone si è quindi cosparso il capo di cenere, ammettendo le proprie lacune e ricucendo, almeno temporaneamente, con Mourinho.
La citata semifinale contro l'Atletico ha creato momenti di tensione anche tra Mou e il portiere Courtois, di proprietà del Chelsea ma da tre anni in prestito in Spagna. I Blues tentarono di far valere una clausola secondo la quale gli spagnoli avrebbero dovuto pagare 3 milioni di euro per utilizzare il giocatore, ma la Uefa bloccò tutto. Allora entrò in gioco Mourinho che, secondo Marca, avrebbe esercitato pressioni sul portiere belga: se giochi torni subito a Stamford Bridge e ti fai due anni in panchina. Courtois è sceso regolarmente in campo.
Infine Lukaku, altro prestito del Chelsea. Mentre lui segnava con buona continuità nell'Everton, le punte Blues (Torres, Ba, Eto'o) stentavano. Strategie di mercato rivedibili? Anche in questo caso la replica di Mourinho non si è fatta attendere. «Lukaku è un ragazzo che ama parlare tanto, ma l'unica cosa che non dice è perché lui adesso non è qui al Chelsea. L'ho chiamato e gliel'ho detto: spiega a tutti perché sei andato all'Everton».
Se per i belgi Mou è l'avversario virtuale da battere, quello reale risponde al nome di Fabio Capello, che con la sua Russia si gioca tutto nel match di oggi dopo il deludente pareggio all'esordio contro la Corea del Sud. Vero è che il tecnico di Pieris sta lavorando soprattutto in prospettiva del Mondiale casalingo del 2018, ma l'ennesima eliminazione al primo turno della Russia (mai agli ottavi dopo il crollo dell'Urss) non sarebbe ben accolta a Mosca e dintorni.

I russi non battono il Belgio dal Mondiale dell'82; nell'86 uscirono agli ottavi dopo uno spettacolare 4-3, nonostante all'epoca l'Unione Sovietica del colonello Lobanovski fosse addirittura accreditata per la vittoria finale; nel 2002 si arresero 3-2, con gol decisivo di Wilmots. Proprio colui che da ct ha riportato il Belgio alla fase finale di un Mondiale dopo 12 anni.

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