Le due facce di un classico. Francia e Germania si sono spesso specchiate sul campo. Così diverse, così uguali. Speculari nel modulo, di fatto un 4-3-3 per entrambe differenziato da minime variabili, nei risultati perché hanno passato il girone con gli stessi punti, sette. Simili anche nei gol fatti e subiti: 10-2 il conto dei galletti, 9-3 per i tedeschi. Qui finisce perché poi le strade intraprese da Deschamps e Loew seguono vie e sentieri diversi.
A partire dalla scelta dei ventitrè. La Francia ha pescato tanto dagli altri campionati, solo otto dei selezionati provengono dalla Ligue1. Viceversa la Germania ha un'impronta radicata nella Bundesliga: 17 dei 23 panzer giocano in squadre tedesche. Allargando per un momento il discorso alle altre del G8 si scopre che la rosa di Low è un'eccezione. Tutte hanno meno della metà di giocatori provenienti dai rispettivi campionati: il Brasile ha appena quattro «locali», mentre Belgio, Argentina e Colombia addirittura tre. E tra quelle già a casa si scopre che l'Italia aveva venti militanti nel torneo di casa, la Spagna (13/23) e l'Inghilterra (22/23).
E l'anima diversa di Francia e Germania emerge in campo. Nelle quattro partite disputate finora, nell'undici titolare dei bleus sono sempre stati almeno otto gli «stranieri». Deschamps di fatto solo in mezzo guarda in «casa»: Matuidi, Cabaye e Valbuena. I panzer invece hanno la loro ossatura nel blocco teutonico, otto inamovibili con una media targata Bayern di sei. Loew aggiunge sempre al suo carro armato due cannoni, i «gunners» Ozil e Mertesacker dell'Arsenal.
Antagoniste così diverse anche nell'anagrafica «nazionale». Parlare di «nouvelle vague» per la Francia è inevitabile perché la media delle presenze è di circa 25 a testa, la terzultima del mondiale. La Germania, invece, è all'insegna dell'esperienza con oltre 40 gettoni di media, piazzandosi appena giù dal podio nella classifica delle trentadue.
Domani è il giorno della verità, come ha detto Deschamps, per scoprire quale delle due ricette sia vincente. Intanto l'ex allenatore della Juve, ancora imbattuto al Mondiale da giocatore e da tecnico, ha imposto un'abbuffata per colazione ai suoi: un mix di pasta, carne, pesce e dolci. Loew invece deve digerire le critiche sul gioco e su Ozil. Stessi problemi per il collega francese sul conto di Pogba. Loro vanno per la loro strada, e soprattutto non guardano alla storia, all'incredibile sfida del 1982: «Molti dei giocatori non erano nati», chiosa Loew. E Deschamps risponde: «Cosa devo dire ai ragazzi? Quello è il passato».
Già anche la storia divide.
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