Ultima finale per Buffon Gian Luigi, detto Gigi. Per questioni anagrafiche il portiere campione chiude stasera la sua carriera nella coppa nazionale, davanti a Mattarella, capo dello Stato, un po' come lui, capo di questa Juventus. Non può chiedere di più, a parte lo scudetto che ha riempito l'argenteria di casa. Buffon ha già vinto quattro volte la coppa Italia, la prima con il Parma, quando era nell'epoca delle buffon..ate, a vent'uno anni e con una squadra che si portò a casa anche la coppa Uefa. Emigrato a Torino per una montagna di miliardi non ha perso il vizietto e ha messo le mani, nel vero senso, su tre trofei, preparandosi stasera all'ultimo colpo. Di fronte ha quello che viene considerato il suo erede, la cosa lo inorgoglisce ma rattrista anche, per chi ha visto la parabola di Buffon in questi oltre venti anni di football. È stata una stagione piena di cose e di casi, compreso il Var sul quale lo stesso Gian Luigi ha espresso pareri diversi e contrastanti, prima contestandolo e quindi chiedendolo come un voto alla Vergine Maria. È stata una stagione amara per l'eliminazione della nazionale dal mondiale e furono pianti e imprecazioni alla beata santa di cui sopra. È stata la stagione in cui la Champions si è conclusa con uno sfogo che poco ha a che fare con il Buffon normale e pensieroso e molto alle buffon..ate di cui alla voce Parma 1998-99. È, ancora, una stagione che sta per dare le ultime due sentenze, appunto stasera la coppa Italia e domenica, probabilmente, lo scudetto, proprio nello stadio olimpico, il teatro ideale per i campioni di cui Buffon fa e farà parte a futura memoria.
Non so qualche potrà essere il destino prossimo di questo professionista sul quale mille voci ronzano da sempre. Potrebbe affiancare la dirigenza, potrebbe occupare ruoli federali, potrebbe dedicarsi alla raccolta dei funghi e pensare alla famiglia. Sta di fatto che l'impegno di questa sera verrà onorato in modo esclusivo perché, a ribaltare le abitudini, la coppa Italia non è mai stato il suo impegno consueto, l'appuntamento doveroso, invece lasciato al secondo, chiunque egli fosse.
Ma stavolta trattasi del viale del tramonto, del passo di addio, prima dei fazzoletti che sicuramente accompagneranno l'uscita nell'ultima contro l'Hellas a Torino. Onore al merito, gli toccherà anche questo. Davanti a Mattarella, che poteva chiedere di più?
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