Un gol da sogno e un autogol da incubo. Il destino beffardo ha unito le sorti, nella stessa giornata, di Lionel Messi e Daniele Padelli. Il fuoriclasse argentino protagonista di una prestazione sovrannaturale nella semifinale di Champions League contro il Bayern Monaco, il portiere del Torino autore della disastrosa amnesia che ha concesso la vittoria all'Empoli nella partita che chiudeva il 34° turno di Serie A e che ha ridotto le ambizioni europee dei granata. Osannato e celebrato il fenomeno del Barcellona, massacrato e sbeffeggiato l'estremo difensore di Ventura (ha però ricevuto il conforto di alcuni tifosi e chiesto scusa a tutti con una lettera aperta sui social: «Resterà un episodio, grazie per il sostegno...»). Entrambi a lungo topic trend su Twitter. Entrambi diametralmente opposti, dalla notorietà al conto in banca. Il sole e la luna. La gioia e la disperazione. Due versioni completamente diverse dello stesso sport. Eppure collegati, in grado di scrivere un frammento di storia di questo sport e di rievocare paragoni importanti. Messi è ormai meglio di Maradona? La papera di Padelli è la più incredibile di sempre? Su entrambe le domande si può discutere a lungo, senza trovare degna risposta.
MESSI DA URLO Un sinistro tanto improvviso quanto letale e una prodezza assoluta, con annesso scavetto finale a Neuer, destinata ad entrare nella top 10 dei gol più belli della Champions League. Con la doppietta al Bayern, Leo Messi ha migliorato le sue assurde statistiche. Il pallottoliere ora conta 77 reti in 97 match di Coppa dei Campioni (tallonato da Cristiano Ronaldo a 76 nella classifica dei marcatori di ogni tempo), 283 reti in 312 partite di Liga (migliore di sempre), 32 in 49 sfide di Copa del Rey, più altre perle qua e là, che sanciscono 407 goal in 476 presenze (mentre 45 in 97 incontri sono quelli collezionati con la maglia dell'Argentina). Numeri ineguagliabili. Dati che riaccendono l'annoso dibattito. Meglio Lionel o Diego? E Pelè, Cruyff, Puskas, Di Stefano, i due Ronaldo, brasiliano e portoghese? Stilare una classifica diventa proibitivo. Certo è che Messi, pur senza vincere l'agognato Mondiale, ha collezionato 4 "palloni d'oro". Cosa non riuscita a nessuno dei suoi illustri predecessori.
NON SOLO PADELLI Dall'altra parte c'è il ventinovenne Daniele Padelli da Lecco, che ad inizio stagione aveva perso addirittura i gradi di titolare: gli veniva preferito infatti il veterano belga Gillet. La "papera" in cui si è, suo malgrado, distinto in Torino-Empoli è destinata ad essere citata in continuazione nei prossimi anni. Una defaillance che ha ricordato quella accaduta a Marc-André ter Stegen, attuale estremo difensore della squadra in cui gioca Messi, in Borussia Mönchengladbach-Eintracht Braunschweig di Bundesliga nel 2014. La categoria dei portieri, in generale, è spesso stata la più bersagliata e bistrattata. Anche, perché, l'errore, in quel ruolo delicato, può presentarsi improvviso e spietato. Ci sono "caduti" tutti i più grandi, da Buffon a Casillas, fino a David Seaman, Giuliano Sarti e Oliver Kahn, che a causa dei loro scivoloni hanno influito negativamente nelle sconfitte delle loro squadre, anche quando si stavano giocando una Coppa, un campionato o un Mondiale.
Negli ultimi 20 anni, però, quando si parla di papere non si può non citare l'inglese David James, che, per le sue ripetute "nefandezze", si è guadagnato addirittura il soprannome di "Calamity". Padelli, fortunatamente, non è ancora arrivato a tanto. Ma nemmeno parando un rigore al tanto osannato Messi potrà cancellare quanto avvenuto in un banale mercoledì pomeriggio allo stadio Olimpico di Torino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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