Sarà banale parlare di miracolo e/o di missione impossibile. Sarà scontato ricorrere a qualche citazione d'autore per rammentare le montagne che da stasera Roma e Juve dovranno scalare per invertire la rotta di un'eliminazione scritta nei numeri delle sfide d'andata e forse anche nelle stelle. Perciò è cosa buona e giusta accompagnare Di Francesco e Allegri al loro rispettivo capolinea con qualche analisi utile al calcio italiano e al suo indiscusso declino. A dire il vero dalle sfide di una settimana prima è uscita meglio la Roma, finita sotto perché sventurata negli snodi iniziali (due autogol nella stessa partita si verificano ogni 10 anni) e perché sprecona quando il risultato è rimasto in bilico. La Juve invece è rimasta prima fulminata dal Real e poi incantata dalla prodezza balistica di Cristiano Ronaldo che forse ha contribuito a rendere più didascalico il futuro del club e dei progetti tecnici di Marotta e Paratici.
Sapevamo, perché l'ha anticipato Spagna-Italia nel girone di qualificazione mondiale, di essere dietro molti chilometri rispetto a quel calcio dinamico, tecnico e padrone del gioco oltre che dei risultati, pochi però immaginavano il pesante macigno finito sulle spalle di Buffon e Alisson, 7 gol. C'è stata, in quella sequenza, tutta l'arretratezza tecnica del nostro calcio che si è avvitato sul tatticismo esasperato, che ha perso l'appeal e con l'appeal i grandi campioni e ha visto precipitare il livello tecnico delle squadre. Il campionato non è allenante per il divario tra le prime quattro-sei e il resto della brigata. Evitando, accuratamente, di invocare miracoli o rimonte fantasmagoriche, possiamo chiedere a Roma innanzitutto e alla Juve poi, di provare a chiudere con dignità la loro stagione europea. Esprimendo un calcio coraggioso, senza calcoli, sapendo che se non è possibile ribaltare l'andata si può provare a raccogliere segnali di un futuro migliore.
E nel frattempo, come aggiornamento, sarà utile dare una occhiata al City di Guardiola, condannato allo stesso destino numericamente. O forse no. Perché anche da quella lezione potremmo trarre il migliore degli insegnamenti.
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