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Il cantore, il Cavaliere Zola e un mostro da battere col cuore

Radiocronista fai da te, Renato Scanu dalla Sardegna all'Inghilterra ha raccontato Magic Box, ora vicino a lui contro la malattia

Il cantore, il Cavaliere Zola e un mostro da battere col cuore

I l calcio è passione e la passione può trasformare un agente di commercio nel telecronista più amato di Sardegna. Di più. La passione, ora che un mostro si è impadronito di lui, un mostro bastardo che ogni tanto scende in campo nella vita e nel calcio purtroppo di più, la passione può tenerlo a bada quel mostro, allontanarlo più a lungo possibile, disarmarlo fin dove si può. L'agente di commercio si chiama Renato Scanu, 57 anni, il mostro è la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. Come in tutte le belle storie di sport e di vita, c'è anche un campione. Nelle fiabe lo chiamerebbero cavaliere, e lui non a caso lo è, nominato appunto Cavaliere dalla regina Elisabetta, a noi bastano il suo nome e cognome: Gianfranco Zola. Perché l'agente di commercio parte da Carbonia e il campione anche, ragazzino di talento e grande futuro.

Le loro strade s'incroceranno più e più volte in giro per l'isola, sino alla grande isola, Oltre Manica, la perfida Albione. L'ultima nel 2017 per una match di Serie B inglese in cui l'ex tamburino sardo era l'allenatore della squadra di casa: «A Birmingham ricorda Zola - scesi in conferenza stampa e notai qualcuno di familiare seduto davanti a me. Alzai lo sguardo e vidi Renato, che conoscevo dai tempi del Cagliari. Gli chiesi: ma che diavolo ci fai qui?. Spiegai a tutti i giornalisti presenti che lui era venuto apposta dalla Sardegna. Assistettero al nostro duetto e dissi a lui di farmi la prima domanda sulla partita».

Quanta la strada fatta. Renato Scanu inizia prestissimo, all'età di 6 anni, quando in compagnia del nonno ascoltava alla radio le partite del Cagliari dello Scudetto, per poi scendere in fretta e furia in cortile e fare la telecronaca delle partite degli amici. «La mia povera mamma confessa Scanu - mi urlava: sei un pazzo furioso! Sì, è vero, matto lo sono sempre un po' stato...». Quel pizzico di sana follia, che non guasta mai, lo avrebbe portato a girare per tutti gli stadi d'Europa, lasciando il suo lavoro di agente di commercio nel settore alimentare, per reinventarsi speaker per emittenti locali di Carbonia quali Radio Sulcis, Radioluna e Radiostar, e poi Radio Internazionale Olbia. Sono anche gli anni in cui Zola è ancora un ragazzino talentuoso. Sarà un'ascesa incontenibile quella del piccolo grande uomo del pallone, in parallelo con quella di Renato Scanu, lo sconosciuto cronista passato dalle cronache allo stadio Zoboli di Carbonia a quelle all'iconico Santiago Bernabeu di Madrid.

«Tutto è cominciato grazie al mio amico Ugo Bulgarelli - racconta con la fatica del mostro dentro - mi ha dato la possibilità di partire con i campetti di periferia, seguendo il Carbonia calcio. La mia prima radiocronaca l'ho inventata di sana pianta. E non posso dimenticare quella partita contro la Torres del grande Zola. Un pubblico straordinario, arrivarono da Sassari in migliaia». Per ammirare le magie del futuro Magic Box. «Ricordo bene quella partita contro il Carbonia conferma Zola - perché fu la mia prima da titolare in campionato. Dopo allora non sono più uscito dall'11 di partenza». Zola, infatti, approda nel Napoli di Maradona; Scanu, invece, dopo aver seguito il Carbonia in giro per l'isola, sbarca nel grande calcio, per seguire il Cagliari, anche in trasferta. «Debuttai a Pescara, nel 92'-93', fu come toccare il cielo come un dito. Arrivai allo stadio senza l'accredito stampa, così andai in mezzo ai tifosi del Pescara. Il Cagliari vinse 1-0, gol di Moriero. Alla fine della partita, i tifosi di casa, entusiasti della mia radiocronaca, mi riaccompagnarono alla stazione, riempiendomi di sciarpe. Mi emoziono ancora».

È stato un lungo viaggio quello di Renato Scanu, tante trasferte, sempre a sue spese, lontano da casa e da «mia moglie Lilli che devo ringraziare. Mi è sempre venuto tutto spontaneo, è il mio modo di essere. Spesso mi hanno elogiato per quello che ho fatto, da solo. Prendevo, partivo, giravo l'Inghilterra in bus, da Londra fino alla Scozia, per le partite di calcio, pensi se sono una persona normale...». Per colpa del mostro che lo sta consumando, adesso quella voce inconfondibile di cui Renato andava fiero si è affievolita e quel suo pollice il suo segno distintivo - non è più proteso verso l'alto. Con Zola che ha mandato un video di incoraggiamento a Renato promettendogli di organizzare un'amichevole per raccogliere fondi in favore della lotta alla SLA. «Contatterò anche il Cagliari. Ci proverò». Servirà l'ennesima magia.

Servirà il cuore.

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