Brasile 2014

Casillas, da santo a capro espiatorio: è il simbolo della Spagna che affonda

Casillas perde l'imbattibilità ai Mondiali e per 40' non batte il record di Zenga. Poi infila un disastro dietro l'altro. E ora rischia di perdere il posto, come nel Real: "Chiedo scusa ai tifosi, partita orribile"

Casillas, da santo a capro espiatorio: è il simbolo della Spagna che affonda

Da santo a capro espiatorio, tutto in una notte. Lo chiamavano San Iker Casillas. A Madrid i tifosi del Real e nella Spagna tutta quando metteva la maglia della Roja. Nella notte di Savaldor de Bahia il numero uno naufraga e con lui, anzi forse prima di lui, tutta la Nazionale spagnola. La manita incassata dagli olandesi dai campioni mondiali e (bi)campioni europei in carica fa rumore. Per come è arrivata, soprattutto. E perché in tutto il torneo 2010 Casillas aveva subito solo due gol. Un primo tempo giocato e lottato alla pari degli oranje di Van Gaal, poi, appena prima dell'intervallo, il crollo verticale. Van Persie a volo d'angelo tocca con la fronte da appena dentro l'area su un cross dalla trequarti di Blind e Casillas resta lì, come folgorato, due passi oltre la linea a guardare impotente la palombella che si insacca. È il 44' del primo tempo: finisce l'imbattibilità mondiale del portierone che non riesce a strappare il record a Zenga (517 minuti senza subire gol), altri 40' e sarebbe stato suo. Era dalla partita con il Cile a Sudafrica 2010 (la terza del girone) che Casillas non doveva raccogliere un pallone in fondo al sacco.
La ripresa è un disastro totale. Robben si presenta a riscuotere il conto aperto dalla finalissima 2010, quando Casillas l'aveva ipnotizzato: la deviazione di Sergio Ramos beffa il portiere. Poi Iker sbaglia l'uscita sulla punizione laterale di Snejider e De Vrij insacca di testa appostato sul secondo palo. E per il quarto gol Casillas combina la frittata gigante. Retropassaggio, controllo sbagliato e palla regalata a Van Persie che la appoggia facile facile. E prima della fine arriva anche il quinto schiaffone con Robben che in contropiede dribbla il portiere con una finta. Insomma, una caduta verticale.
Casillas, capitano vero, si prende le responsabilità. «Chiedo perdono ai tifosi per questa dèbacle - ha detto il numero uno della nazionale iberica -. È stata la mia peggiore prestazione in assoluto con la nazionale. La mia partita è stata orribile e non ci rimane alternativa che vincere contro il Cile. Abbiamo parlato nello spogliatoio con Del Bosque e siamo giunti alla conclusione che dobbiamo rimanere molto uniti». E il ct forse sta pensando di imitare Mourinho e Ancelotti che, nel Real Madrid, nelle ultime due stagioni hanno relegato in panchina il capitano. «Se giocherò o resterò in panchina lo deciderà il ct, tutto ciò che posso fare è allenarmi bene»: l'ha capito anche lui.

Iker, da santo a capro espiatorio.

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