Adesso gli manca solo il titolo NBA. E considerando la buona squadra di cui è proprietario, Portland, l'obiettivo non è di quelli che mettano agitazione. Men che meno a uno che in pubblico si vede poco, e in quelle occasioni sorride.
Lo ha fatto domenica sera, Paul Allen, 61 anni appena compiuti, sollevando il Vince Lombardi Trophy che va alla squadra vincitrice del Super Bowl. I suoi - di proprietà, non di tifo - Seattle Seahawks hanno battuto i Denver Broncos 43-8, dominando la partita fin dall'inizio (2-0 dopo 12") e togliendo a Peyton Manning, il rinomatissimo quarterback avversario, lo spazio per lanciare con calma, come era riuscito invece a fare per tutto l'anno. Il record del Super Bowl da lui stabilito, quello dei passaggi (34) presi dai suoi ricevitori, è ininfluente, perché venuto a partita decisa. Grandiosa la difesa di Seattle, che non per nulla ha visto premiato un proprio giocatore, Malcolm Smith, come migliore della partita.
Il primo Super Bowl della storia dei Seahawks, nati nel 1972 ma in campo dal 1976, è stato conquistato al capo opposto d'America, New York, a un intero continente di distanza, il che non ha impedito a decine di migliaia di tifosi di arrivare nella Big Apple e lasciare una traccia con i loro colori vivaci, blu scuro e verde
fosforescente: tantissimi di loro indossavano sciarpe di lana o cotone, e si tratta di una caratteristica quasi unica dei tifosi di Seattle, dove il calcio è seguitissimo (e anche dei Sounders della MLS Allen è comproprietario) e la moda "europea" della sciarpa ha preso, grazie ovviamente anche al clima, spesso piovoso. Allen lo conosce bene, ci è cresciuto ma ne scappa spesso, e sono noti gli avvistamenti anche al largo delle coste italiane del suo yacht Octupusl, il quattordicesimo più grande del mondo. A bordo, Allen suona spesso con la sua band, e lo ha fatto anche nella notte dopo il trionfo dei Seahawks, all'hotel della squadra, sventolando la chitarra elettrica su un palco con altri musicisti di nome, per l'entusiasmo dei suoi giocatori. Una raro momento di ribalta pubblica, o semi-pubblica, per lui: co-fondatore della Microsoft assieme a Bill Gates, fu lui a scegliere nel 1975 il nome della nuova società, e però all'occhio del pubblico è sempre stato "l'altro", quello meno fotografato - non che Gates sia inseguito dai paparazzi
- e più attento a inseguire le sue passioni (cinema, volo spaziale, sport, filantropia, che per ovvi motivi è praticabile da pochi).
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