L'unica buona notizia sul fronte Milan (le altre negative riferiscono dell'acciacco di Ibra e dell'infortunio di Kalulu al polpaccio) arriva dal ritiro del Belgio. CDK è vivo e lotta insieme ai suoi amici e sostenitori per diventare degno del Milan: ecco l'istantanea che viene fuori dalla prima intervista, sembrerebbe a cuore aperto, del giovane belga sui tormenti vissuti fin qui a Milanello. Il suo giudizio, per cominciare, non è di quelli consolatori. Ha scandito Charles: «I primi mesi al Milan sono stati deludenti, anzi negativi, sicuramente non erano nelle mie aspettative. Non mi pento del trasferimento ma mi aspettavo di risultare più importante di ciò che sono stato finora». Viva la sincerità. Lucida anche la spiegazione di questa partenza col freno a mano tirato. Sentitela: «I motivi sono tanti. Uno è l'ambiente, un livello di calcio superiore, l'adattamento a tante cose, la vita fuori dal campo». Questo fa capire che il giovanotto ha un metro di valutazione molto attendibile del proprio rendimento e delle difficoltà incontrate. Per esempio, a proposito del debutto col Bologna, celebrato per l'assist a favore di Leao, la sua opinione è un'altra: «Io giudico le mie prestazioni in modo differente rispetto alle persone e alla stampa, cerco di guardare più il lato tecnico».
Non è la prima volta che viene criticato, è accaduto anche col Bruges, e probabilmente questa disponibilità è un buon consigliere anche se dalle parti di Milanello gli hanno suggerito «di non leggere i giornali», suggerimento accolto peraltro. Di sicuro Charles ha voluto smentire in modo perentorio di vivere triste y solitario questa prima parte della carriera in rossonero. L'ha fatto con una battuta: «Se dovessimo credere ai media italiani sembra che ogni giorno arrivo a Milanello piangendo». La parte interessante dell'intervista è dedicata alle differenze col calcio belga e al cambio di metodi di allenamento. Ha spiegato CDK: «Ultimamente sto curando il mio corpo in maniera professionale. Prima e dopo gli allenamenti faccio più palestra, sto attento al cibo. Il livello del calcio italiano è superiore e c'è più intensità, è più difficile entrare in area di rigore, il gioco è più tattico, bisogna essere più concentrati durante la partita».
Se ne ricava alla fine un quadro incoraggiante perché il ragazzo dimostra d'avere testa e di conoscere i motivi che fin qui gli hanno impedito di rendere al meglio.
C'è un'ultima tessera da aggiungere al puzzle belga e la fornisce il suo ex allenatore che provò a portarlo all'Ajax («ma lui volle solo il Milan»). Secondo Alfred Schreuder «se si adatterà all'impatto fisico della serie A, e per questo gli serve un anno, migliorerà molto» e infine sul ruolo «è una seconda punta anche se può giocare a destra».
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