Coronavirus

Quelli che il calcio no e gli sport dimenticati sì. Il ribaltone dei "piccoli"

Non solo nuoto e atletica ma anche discipline minori come la canoa potranno ora allenarsi

Quelli che il calcio no e gli sport dimenticati sì. Il ribaltone dei "piccoli"

«Sento parlare solo di calcio e mi dispiace. Perché esistono anche altri sport. La salute viene prima di tutto, ma se si ricomincia ad aprire, riapriamo almeno lo sport per i professionisti, per noi cambia tanto quando siamo fermi solo un giorno figuriamoci quando lo siamo per un mese e mezzo». Il 15 aprile scorso Federica Pellegrini, nella veste di portavoce del movimento olimpico azzurro, aveva bacchettato una politica concentrata solo sul pallone. Ma dopo il via libera del governo alla riapertura dal 4 maggio per gli sport individuali e solo dal 18 maggio per gli sport di squadra, si è ribaltato un mondo (sportivo) e il tweet felice di Fede parla chiaro: «Aspetta aspetta che comincio a scaldarmi bene, settimana prossima si ricomincia. Grazie Conte».

È la rivincita dei figli di un dio minore, ovvero di tutti quegli atleti che competono in discipline considerate minori solo perché compaiono ogni quattro anni o quando ci sono in palio delle medaglie. Tutto questo avviene mentre quelli del calcio si ritrovano messi in disparte, per una volta finiti in secondo piano. «Ci sentiamo discriminati», ha commentato il direttore sportivo della Lazio Igli Tare. «In un momento delicato come quello che stiamo vivendo ha scritto il n°1 della Figc Gabriele Gravina - e in un periodo dove è stato necessario dividere le discipline sportive in individuali e collettive, mettiamo da parte le polemiche sterili e giochiamo di squadra per superare la crisi». E ha aggiunto: «Siamo convinti della strada che abbiamo intrapreso, perché è seria e responsabile, l'unica che persegue l'interesse generale del sistema e quello più complessivo dello sport italiano che, per diversi motivi, sarebbe anch'esso danneggiato dallo stop definitivo del campionato di Serie A».

«Sappiamo aveva ribadito la Pellegrini - perché si parla soprattutto del calcio in questo momento di emergenza: ci sono tanti interessi dietro ed è lo sport più importante d'Italia. La mia era una provocazione». Un sentimento condiviso dal pallavolista Simone Giannelli («sto con lei, è giusto tenere conto pure degli altri e far ripartire sport come nuoto o pallavolo che hanno dato tanto al nostro Paese») e dall'oro olimpico di fioretto Elisa Di Francisca («Il calcio fa rumore da sempre, non è una novità. La nostra è una disciplina, non un gioco»). E mentre si cerca di superare la crisi che sta uccidendo non solo ciclismo, basket e pallavolo, ma anche sport invisibili come ad esempio beach volley ed equitazione, mentre gli atleti si scaldano in vista dell'ora d'aria, come Filippo Tortu che si dice speranzoso che «il mio ritorno in pista possa esserlo per tutto il Paese», a schierarsi con la Pellegrini era stato il presidente della federcanoa Bonfiglio, intervenuto così: «Vado oltre e ribadisco che non esistono sport nobili e meno nobili, ricchi o meno ricchi, esiste lo sport. Se si decide di ripartire, bisogna farlo insieme e sono sconcertato di fronte all'iniziativa di una singola federazione che non rispetta le altre.

È ora di decidere se il calcio fa parte a tutti gli effetti della famiglia Coni o se ha intenzione di andare per conto suo».

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