Quello che Ronaldo ha nascosto

Quello che Ronaldo ha nascosto

C ontinua la coppa del campione. Al singolare, riservata a Cristiano Ronaldo. Anche ad Amsterdam il portoghese ha fatto la differenza, meno esplosiva di quella che aveva segnato la partita di ritorno con l'Atletico Madrid ma ugualmente decisiva e importante per il risultato. L'investimento multimilionario del club trova risposta forte nelle prestazioni del fenomeno, nel torneo che sente più suo. Cristiano Ronaldo maschera le lacune offensive della squadra, l'assoluta leggerezza dell'essere Mandzukic, inutile, controproducente, prevedibile; l'involuzione di Paulo Dybala, una promessa non mantenuta; la lungo degenza di Douglas Costa che, tuttavia, richiamato alle armi ha confermato di essere l'elemento di maggiore pericolosità e velocità; infine il sacrificio tattico di Bernardeschi, chiamato a giocare dovunque e con relativa, minore efficacia in fase d'attacco.

Ronaldo sopra tutti e per tutti, capitano senza fascia al braccio ma, ormai, punto di riferimento non come uomo immagine ma come capo carismatico, per impegno e rendimento. La sua presenza è viagra per i compagni e cefalea continua per l'avversario che è costretto alla massima attenzione. Dopo il guaio muscolare e la guarigione precoce, si riteneva che il portoghese potesse risparmiarsi, come qualunque altro umano-atleta. E invece, sia in fase di riscaldamento che in partita, Cristiano è stato sempre il più reattivo, il più presente, il più coinvolgente.

Non trattasi di celebrazione di chi è già un campione ma l'analisi della prevalenza che lo stesso calciatore ha sulla e dentro la squadra, anche tenendo sotto traccia le difficoltà di finalizzazione che soltanto il giovane Kean potrebbe affrontare e risolvere. Campioni di due millenni, dunque, entrambi predestinati. Il calcio di ieri, il calcio di domani. Il calcio di sempre.

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