Com'è bello il loro calcio senza prime donne È la lezione delle azzurre ai capricciosi dell'Under

Oggi ai Mondiali sfida con la Cina per i quarti. Domani in Parlamento la partita più dura

Com'è bello il loro calcio senza prime donne È la lezione delle azzurre ai capricciosi dell'Under

C'è dolce e dolce. Le azzurre del football hanno festeggiato i ventotto anni della Cernoia con torta e candeline. Un classico di anniversari. In contemporanea, i ragazzini dell'Under 21, allenati da Di Biagio, hanno pregato che tra Francia e Romania non venisse portato in tavola, anzi in campo, il solito biscotto. Un classico, non per gli anniversary ma per il calcio. Perché noi maschi siamo tendenzialmente abituati all'inciucio, all'accomodamento, alla strizzatina d'occhi che significa molte, troppe cose. Ecco un'altra differenza tra quello che sta offrendo il calcio femminile, con totale visibilità nel torneo mondiale, e quello maschile che, nel caso dei cosiddetti azzurrini presenta un paio di ultimi arrivi nella gang dei bulli: trattasi di Kean e di Zaniolo, così illustri ormai, pieni di gloria e di denari, da permettersi di presentarsi in ritardo alla riunione tecnica e dunque di essere puniti con la tribuna e di sputare (Kean) addosso agli astanti, avversari e simili, tanto per dimostrare la propria iscrizione alla tribù dei machi maleducati.

Non c'è limite all'imbecillità. Il calcio delle ragazze sta riscattando uno sport sporcato e sporco. Non è soltanto il look a fare la differenza ma pure il comportamento e la ricerca, da parte delle calciatrici azzurre, di un riscatto professionale che tarda ad appalesarsi sotto forma di leggi e regolamenti.

Già domani, in parlamento, si discuterà del decreto crescita che, tra le mille cose, apre il futuro al credito di imposta proprio per il calcio femminile e per i club professionistici. Dunque si incomincia a costruire una nuova casa, senza che i costi dell'edificio pesino esclusivamente sul calcio maschile dei cosiddetti grandi che già gode di mille privilegi. Servono denari, occorre dare corpo al movimento, passare alla fase professionistica, senza eccessi ma con le dovute e indispensabili tutele, lavorative, già esistenti in altri Paesi e realtà più evolute.

Prende sostanza, dopo la forma, un mondo finora letto e raccontato come fenomeno folkloristico, i risultati della nazionale italiana guidata dalla Bertolini Milena sono arrivati quasi in contrasto come le promesse non mantenute dell'Under 21 del commissario tecnico Di Biagio Gigi, una coincidenza fatale per ridimensionare quest'ultimi, tra lazzi e sputi, e rilanciare le prime, tenute, da sempre, all'ultimo banco. Totale: mentre la piccola Italia dei sottoventuno ha dovuto attendere i risultati altrui per conoscere il proprio futuro, le ragazze affrontano la Cina con la coscienza pulita, senza dover ricorrere a incroci, macumbe, biscotti e affini, roba da maschi regrediti, soprattutto nel nostro sistema football. Il carro rosa sta andando verso l'esaurito, gli ascolti televisivi confermano la nuova tendenza che non è soltanto una moda.

Però preferisco rinviare, per eccesso di prudenza, ogni giudizio definitivo alla conclusione del torneo mondiale. Temo, infatti, che passata la festa verrà gabbato anche la santa, cioè la Bertolini e la sua orchestra. E si tornerà a parlare di milioni e di sputi.

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