Un tempo era di moda lo spot «una telefonata allunga la vita». Adesso, al tempo dei social, tutta la comunicazione è cambiata e persino la credibilità di qualche calciatore può subire martellate dai tifosi inferociti per un risultato non proprio prestigioso. È quello che è accaduto tra sabato notte e ieri mattina quando hanno cominciato a fare il giro del web, le istantanee riprese dai filmati di Sky girati nello spogliatoio del Milan prima della sfida con la Lazio. Alcune immagini, la cui autenticità è stata confermata dal sottopancia con la classifica appena corretta dopo il successo della Juve a Bergamo con l'Atalanta, hanno mostrato Rebic al fianco di Kessiè che consulta il suo smartphone, imitato poi da Biglia mentre sono tutti e tre seduti dinanzi all'armadietto dello spogliatoio. Le foto hanno provocato una tempesta di polemiche. È dovuto intervenire un portavoce del club per far sapere che «probabilmente stavano guardando l'Atalanta» prima di ammettere che l'episodio non è stato gradito dal club che si farà sentire con gli interessati. È vero: non succede solo al Milan o a San Siro, il fenomeno sta dilagando come indirettamente ha ammesso lo stesso Pioli quando, alcuni giorni fa, decise di abolire il ritiro di fine settimana. «Perché altrimenti qui passerebbero tutto il tempo per conto loro, in camera, a consultare telefono o tablet» spiegò facendo ricorso all'esperienza personale accumulata negli anni tra Roma, Milano interista e Firenze.
Che questo sia il segno dei tempi è un'altra scontata riflessione che non aiuta a cogliere il modificato rapporto tra calciatori e regole societarie. A metà degli anni Novanta, Fabio Capello, intransigente rettore del collegio di Milanello, tra i comandamenti a inizio campionato promulgò il divieto di utilizzare il telefonino a tavola, durante pranzo e cena, e nel trasferimento in pullman da Carnago a San Siro. Certo, aveva dietro una società molto influente e forse c'era anche, alle sue dipendenze, una generazione non ancora così condizionata dalla tecnologia e dai social che sono diventati i veri protagonisti di questi ultimi anni. A Madrid, tanto per citare un esempio non sappiamo se virtuoso, di sicuro in contro-tendenza, è in voga un accordo para-sindacale: i calciatori del mitico Real scoperti a usare lo smartphone prima e subito dopo la partita vanno incontro a multe, non esagerate, 3mila euro, che non fanno da deterrente per calciatori milionari ma danno il senso delle regole della real casa.
Rebic e soci, beccati dalle telecamere di Sky sapevano perfettamente d'essere inquadrati e non hanno fatto una piega perché hanno considerato quel gesto molto naturale.
Ecco allora il punto: come si fa a mettere al bando, in uno spogliatoio, prima di una sfida, l'uso dello smatphone? Forse è una guerra persa ma senza regole c'è solo quel che sempre Pioli raccontò del suo gruppo qualche tempo fa: «Che vincano o perdano, hanno lo stesso atteggiamento».
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