il commento 2

I nutile dire: così fan tutte. Diverse nazionali (Spagna, Olanda, Portogallo, Danimarca) nelle prime partite europee hanno faticato contro vere e presunte cenerentole. Ma la nazionale italiana è più brava delle altre: non perde occasione, lo fa sempre, la lista è lunga. Un po' di miseria e thrilling calcistico davanti a squadre un tempo sprovvedute, oggi dignitose, è il nostro marchio di garanzia. Anche il segnale di un discreto senso della spettacolarizzazione del match. Dunque perché preoccuparsi? Fra l'altro l'Italia è a punteggio pieno. E se, nel gruppo A, comanda l'Islanda, significa che il pallone è più rotondo di sempre.

Ma tanto non basta per voltar pagina a cuor leggero. La nazionale di Conte ha gli attributi (copyright del ct) che forse non aveva quella di Prandelli. E, probabilmente, le squadre rispecchiano i rispettivi tecnici. Però raccontano di un'Italia sempre uguale a se stessa: i calciatori italiani saranno pure i più convenienti in quanto a rapporto ingaggio-prestazione, ma restano poveri in valore assoluto. Figli di un campionato scarso e di una compagnia straniera che lo rende ancora più scarso.

Non c'è tanto da scegliere: questo il messaggio inviato dalla nazionale. Il gioco sarà forse regredito, ma la carta velina degli interpreti di fascia è evidente. Il centrocampo si è riaggrappato all'architetto Pirlo perché l'alternativa è Thiago Motta. E Verratti chissà. Le mezzali mancano di peso specifico. Se Giovinco è entrato ed ha regalato il tanto per far la differenza, c'è da mettersi mani nei capelli. Mancano fantasia, imprevedibilità, capacità di uscire dal grigio tirar di lima calcistico. Non bastano schemi ed interpreti komeinisti per un buon calcio a livello internazionale. Conte dovrebbe averlo capito nell'esperienza juventina. E se in attacco la rosa di nomi è varia e rispettabile, poi lo spreco indica i limiti. Zaza sembra tornato a livello Sassuolo: giocatore di provincia che non sa realizzare gol facili.

Immobile si è internazionalizzato, ma somiglia sempre più al generoso Ciccio, al secolo Graziani, gran faticatore ma non un purosangue del gol. Il problema si è intuito anche stavolta: l'Italia ha bisogno di segnare subito per non complicarsi la vita. Una nazionale con gli attributi è consolante, ma poi serve la qualità.

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