Prima compagni poi colleghi. Max e Rino, toh chi si rivede

Insieme al Perugia, tecnico e giocatore al Milan e ora avversari. Rapporto di stima ma senza troppo amore

Prima compagni poi colleghi. Max e Rino, toh chi si rivede

Si sono conosciuti che erano due scapestrati, a Perugia. Uno, Max Allegri, il capitano che «pensava solo a sé stesso, non aveva regole» (definizione di Rino), l'altro, Gattuso appunto, appena sbarcato in Umbria dalla sua Calabria a caccia di un futuro da calciatore e di chissà cos'altro ancora. Si sono separati senza annusarsi più di tanto e si sono poi ritrovati anni dopo, per un semplice incrocio professionale, a Milanello: uno, da allenatore che «non si piange mai addosso, anche se perde per infortunio 15 giocatori, è credibile e gestisce bene il gruppo», l'altro come protagonista di quel Milan degli Invincibili che stava per consegnare agli almanacchi la striscia irripetibile dei trionfi berlusconiani. Insieme vinsero lo scudetto numero 18, l'ultimo della magica collezione, grazie allo snodo fondamentale di Torino, sede di uno Juve-Milan marchiato a fuoco dal gol di Gattuso, uno dei suoi rari sigilli. Per definizione di Adriano Galliani Juve-Milan è sempre stata la sfida rivelatrice. «Se vuoi vincere lo scudetto, devi passare da Torino e vincere» segnalò il vice Berlusconi per effetto dei tanti successi inaugurati dalla frustata di Gullit e conclusi appunto da quel raid targato tricolore del 2011.

Rino, che è un mostro di sincerità, definì quel sigillo «una ciofeca» perché la palla ballonzolò prima di saltare beffarda sul braccio proteso di Buffon. Da quell'impresa balistica, tra l'altro, Gattuso ricavò anche una scommessa ardita, realizzata alcuni giorni prima con Mario Volanti editore-tifoso di Radioitalia e sponsor rossonero. «Se segno alla Juve tiri fuori 30 mila euro da dare in beneficienza» s'avventurò Rino a poche ore del viaggio a Torino. Per completezza d'informazione, Gattuso segnò per davvero e Mario Violanti tenne fede alla stretta di mano versando quella cifra non da poco all'associazione indicata da Rino per dare una mano ai ragazzi di Schiavonea. Adesso Gattuso deve affrontare lo stesso viaggio senza più capelli lunghi né codino ma con la responsabilità di guidare un gruppo alla rinascita. «Dammi qualche punto Max» chiosò scherzando l'allievo incrociando il non maestro Max durante uno dei tanti siparietti televisivi.

Già perché in nome della trasparenza, Gattuso non ha mai nascosto d'avere altri legami, altri affetti, altri modelli. «Con Ancelotti ho avuto un rapporto speciale: è stato padre, amico, allenatore, confessore» continua a ripetere. «Io mi rivedo in Conte» è solito ammettere il milanista e non solo per affinità elettive geografiche, uno pugliese, l'altro calabrese, e calcistiche, entrambi centrocampisti di lotta più che di governo. Ma state sereni: Allegri non è certo il tipo da offendersi. «Ha avuto tanti bravi allenatori in carriera» è la sua chiosa didascalica che tiene conto anche di un dettaglio mai rivelato. Quando Gattuso decise di tagliare il cordone ombelicale col Milan e di trasferirsi in Svizzera, a Sion per chiudere la carriera, fu Allegri a fargli una proposta. «Non andar via, resta qui, ed entra nello staff» gli disse in un colloquio dei loro, rapido e franco, senza nessuna smanceria. Rino pensò su una notte, rispose «no grazie» e partì per la Svizzera, destinazione misteriosa per uno come lui che avrebbe poi rinunciato a fare il ct in Kazakistan perché la moglie Monica, portata lì per un sopralluogo rimane folgorata dal clima polare, meno 20 gradi e gli disse a bruciapelo, «tu sei matto da legare». Sarà anche un matto da legare Rino Gattuso e forse solo uno come lui può pensare, col Milan appena risalito a posizioni di classifica meno deprimenti, di sfidare la corazzata Juve che veleggia in campionato e in Champions senza mostrare crepe.

«Dammi qualche punto, Max»: quella frase, lanciata davanti alle telecamere, è forse diventata, senza saperlo, in grande anticipo, il suo grido di battaglia. Proprio ora che si appresta a prolungare il suo rapporto col Milan come fa capire il ds Mirabelli: «Nell'uovo di Pasqua troveremo il rinnovo di Gattuso...».

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