
A furia di bussare è venuto giù il portone dell'Estonia e sono evaporate le paure ataviche che accompagnano le sfide dell'ultima Italia. Basta dare un'occhiata ai numeri del primo tempo (17 tiri contro zero dell'Estonia) per cogliere meglio la chiave di lettura del debutto di Rino Gattuso sulla panchina azzurra e quell'espressione un po' cosi, a fine della prima frazione, che certifica il sentiment del ct e del suo staff oltre che del pubblico di Bergamo. Bisogna avere fede nella cifra tecnica del calcio italiano. E se poi ci si libera di quella pericolosa frenesia, emersa nella prima mezz'ora, che toglie lucidità e precisione nell'ultimo passaggio, allora è possibile rifilare una bella striscia di gol (più una traversa e un palo) a testimonianza della funzione dello schieramento ultra offensivo scelto da Gattuso.
Rino non è mai stato, né da calciatore, né da allenatore, un difensivista e Kean al fianco di Retegui più Politano e Zaccagni sui lati sono la conferma del suo coraggio e della fiducia nel gruppo degli italiani. Ripagata fin qui dal miglioramento registrato nella seconda frazione: Kean e non solo lui, Dimarco, han cominciato maluccio e alla distanza han tirato fuori il meglio con Raspadori capace di confermare qualità indiscutibili quando si ritrova davanti alla porta altrui. Contano i gol, conta il risultato da qui fino alla fine del girone e alla sfida con la Norvegia per meritare il play off che è la porta d'accesso al mondiale, l'unica.
E allora occhio ai gol e sul resto possiamo, per ora, sorvolare. Senza meritare le fanfare perché l'altezza dell'asticella è modesta e non possiamo certo andare fieri per il 5-0 sull'Estonia. Meglio concentrarsi sul viaggio in Ungheria per ripetere gol e risultato contro Israele.