Se da una parte c'è chi acquista Cristiano Ronaldo, sotto il tappeto il sistema calcio italiano si sta sgretolando. E l'ultimo gradino del professionismo è arrivato all'impasse totale. I numeri del Report Figc 2018 sono stati impietosi: oltre 150 i club scomparsi e 113 quelli non ammessi al campionato dal 1986 a oggi. Solo nelle ultime sei stagioni sono 33 le società fallite e ieri il Giudice Sportivo della Lega Pro ha decretato l'esclusione (la Figc ha addirittura revocato l'affiliazione!) del Pro Piacenza - club che sta per compiere 100 anni e il cui proprietario è stato sponsor di una squadra di A - non omologando la partita farsa di Cuneo vinta dai piemontesi con il punteggio record di 20-0 visto che la compagine emiliana era scesa in campo con sette giocatori, tutti ragazzini, e il massaggiatore 39enne. Tutti i risultati del girone di andata sono stati annullati, mentre per quello di ritorno verrà assegnato un 3-0 a tavolino alle sfidanti.
Il calvario della Pro Piacenza è stato raccontato in un post da un ex, Dario Polverini, difensore 31enne passato a gennaio alla Virtus Verona: «Mezzo stipendio ad agosto, giocatori sfrattati dalle proprie case, famiglie con figli in difficoltà, allenatori e dirigenti idem, settore giovanile ai minimi termini e altre verità che qualcuno fa finta di non sapere. Quel 20-0 è stato un duro colpo per coloro che in 100 anni di storia quella maglia l'hanno onorata dalle categorie più basse alla Lega Pro. Non resta che sperare in un cambiamento veloce del sistema».
Qualche giorno fa l'esclusione era toccata al Matera, giunto alla quarta rinuncia a scendere in campo con un fardello di un -26 in classifica. L'elenco di questi anni è lungo e prestigioso, ma non accenna a fermarsi: Bari, Avellino, Modena, Reggina, Reggiana, Pro Sesto sono tra i club blasonati spariti dalla terza serie. E altri stanno faticando a tenersi in vita nel campionato in corso: la Lucchese e il già citato Cuneo continuano a rimediare penalizzazioni (-16 i toscani, -15 i piemontesi). In totale 11 squadre con il segno meno nei tre gironi: i punti tolti dai tribunali sportivi negli ultimi sei tornei stanno per toccare quota 400.
Ma come si è arrivati a una serie C sempre più agonizzante? «Tagliare i club da 90 a 60 (ora sono 57, ndr) non è servito a niente. Tutte le leghe devono sedersi a un tavolo con la Figc», il messaggio del neo presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli. Il problema restano le fideiussioni farlocche o fantasma che piovono dall'Est Europa e da fantomatiche assicurazioni, ma anche gli stipendi non pagati da mesi. Emblematico il caso estivo della Finworld, finanziaria romana intervenuta a salvataggio di alcuni club ma poi radiata dall'albo delle società di credito della Banca d'Italia per varie irregolarità. Sempre più incomprensibili gli ok della Co.Vi.Soc., l'organo di vigilanza dei conti delle società.
La Lega Pro ha dovuto attendere metà settembre per dare il via ai campionati, impantanati dalle sentenze dei tribunali sportivi e non (clamoroso il caso dell'Entella in attesa di un eticamente legittimo, ma proceduralmente complicato, ripescaggio in B). E così Siena, Pro Vercelli, Novara, Ternana e Catania. Fino a domenica, con la gara farsa di Cuneo, la pagina più vergognosa del nostro calcio.
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