Per Elliott, il fondo americano proprietario del Milan dal 10 luglio 2018, «il club rossonero non è in vendita», scritto nero su bianco. E qui la storia potrebbe finire subito a dispetto del rilancio di notizie che hanno trasformato l'argomento nel classico tormentone di fine autunno. Ricordate la favola di Guardiola allenatore della Juve con tanto di firma sul contratto propagandata a più voci nella scorsa tormentata estate di calcio-mercato? D'altro canto non solo il fondo americano è intervenuto, su suggerimento dei suoi più alti vertici, per ripetere, a ogni pubblicazione, l'inesistenza di attendibilità della notizia. «Badate bene, Elliott che sta sul mercato e gestisce dossier delicatissimi come Telecom, non può permettersi il lusso di smentire una trattativa destinata a riaffiorare alla luce del sole tra uno o due mesi» raccontano a piazza Affari. Elliott non vende, per ora. Perché il fondo non può pensare di tenere il Milan per trent'anni come ha fatto la Fininvest di Silvio Berlusconi. L'uscita dal calcio diventerà inevitabile appena sarà imboccata la stagione della costruzione del nuovo stadio. Lo stesso Paolo Scaroni, presidente del Milan, in privato ha spesso riferito la convinzione di riuscire a cedere il club, con lo stadio incorporato, a una cifra vicina al miliardo. Conti alla mano, poiché finora l'investimento di Elliott è stato pari a poco meno di 500 milioni, l'affare sarebbe clamoroso oggi e compatibile nei prossimi anni.
Tutte le voci più recenti, riferite all'acquirente virtuale, da settembre in avanti, si sono concentrate sul gruppo del lusso LVMH, che vuol dire Bernard Arnault. Anche in questo caso le smentite non sono mancate. E non sono state di maniera. Su Instagram, il figlio del numero uno del gruppo, Antoine, ha addirittura firmato un post col quale si è rivolto direttamente ai tifosi milanisti per manifestare in modo perentorio il disinteresse nei confronti della loro squadra del cuore, senza peraltro mancare di rispetto «alla storia e alla gloria calcistica del Milan». Nonostante questo fuoco di sbarramento, le voci hanno continuato a inseguirsi. L'ultimo capitolo ha accreditato l'interesse, personale, e non del gruppo, da parte di Arnault senior, passato attraverso colloqui informali con intermediari brianzoli, dettaglio quest'ultimo che ha fatto pensare a un qualche coinvolgimento di Carlo Tavecchio, ex presidente della federcalcio il quale in questi giorni si trova all'estero, in Marocco. Il portavoce italiano di LVMH, giocando di sponda con Elliott, non ha mai smesso di smontare le voci ricorrenti ma anche in questo caso il suo attivismo non ha sortito effetto.
Di qui il quesito che i dirigenti del Milan, già alle prese con una crisi di risultati preoccupante, continuano a porsi: chi ha interesse a cavalcare il cavallo pazzo della cessione imminente del Milan? Il passo finale nell'immaginare una qualche regia occulta è stato breve.
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