Un ct che merita Ma su Gigi e Balo troppi equivoci

Un ct che merita Ma su Gigi e Balo troppi equivoci

Le primarie per designare l'allenatore della nazionale di calcio sono l'ultima moda del circo italiano. Luigi Di Biagio da otto anni lavora in federazione, a lui sono state affidate l'Under 20, prima, l'Under 21, dopo. Dopo la sciagurata esperienza di Ventura, gli è stata trasferita, nel vuoto politico delle istituzioni, la gestione della nazionale maggiore. In piena euforia è partito il casting per il futuro nuovo commissario tecnico, la lista dei candidati è illustre, Conte, Mancini, Ancelotti, Ranieri. Nelle scorse ore, uno dei nuovi reggenti del football nostrano, Costacurta Alessandro, con raffinato senso diplomatico, ha accennato alla possibilità che Carlo Ancelotti possa cascarci e accettare l'incarico nella prossima estate. La domanda sorge spontanea: Gigi Di Biagio conta 31 presenze con la maglia azzurra, ha giocato con club illustri, Lazio, Roma, Inter, sommando 493 presenze tra serie A e coppe, a lui la federcalcio aveva affidato le due nazionali giovanili, dunque la scuola e il serbatoio della prima squadra azzurra. Tutto questo non serve per essere confermato alla guida della nazionale; servono, invece, le amichevoli a rischio, contro Argentina, Inghilterra, Olanda e Francia per capire se Di Biagio sia adatto al ruolo, il suo curriculum è carta straccia o, forse, l'allenatore non fa parte del club dei potenti.

C'è da dire, tuttavia, che anche le ultime esternazioni di Di Biagio si prestino all'equivoco: Balotelli resta fuori perché non ha fornito le prestazioni necessarie. Nergativo: stando al campo, l'ex azzurro è il migliore cannoniere italiano in circolazione, alle spalle di Immobile. Gli è stato preferito Cutrone al quale sono bastati tre gol per trovare l'azzurro. Saranno altri i motivi, non tecnici o tattici, dell'esclusione dell'attaccante del Nizza. Poi c'è Buffon. Il capitano, della Juventus e della nazionale, è al bivio ultimo della sua carriera: uscire tra gli applausi del pubblico mondiale o trascinare la propria icona con il rischio di macchiarla con qualche prestazione insufficiente. Di Biagio gli concede la passerella a Wembley ma lo stesso cittì ha dichiarato che la priorità è quella di lavorare per il futuro, creare le basi per il gruppo che ci porterà, lo speriamo, ai prossimi Europei.

Buffon può essere il badante di questa comitiva ma come capitano non giocatore, come consulente dell'allenatore e del gruppo (il leggendario Gigi Riva era e resterà, per sempre, unico in questo ruolo). Le lacrime di San Siro, nella notte contro la Svezia, dovrebbero rappresentare il suo fischio finale a una carriera immensa. Il resto è demagogia, inutile e fragile, forse suggerita dalle nuove leve del sistema calcio.

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