La Dea vuo' fa' l'americana ma il fondo Kkr smentisce

Voci di cessione dell'85% per 350 milioni di euro. Poi il comunicato del private equity. Ma qualcosa c'è

La Dea vuo' fa' l'americana ma il fondo Kkr smentisce

Un antico e inarrivabile battutista, anzi giornalista di parlar umbro diceva: «Una notizia smentita è una notizia data due volte». Ecco, appunto, ieri giornata intensa a Bergamo e dintorni. Si è partiti con l'Atalanta in vendita ad un fondo e si è arrivati alla smentita del fondo suddetto, riconosciuto con l'acronimo Kkr, un private equity non speculativo di bandiera statunitense con sede a New York: due volte la stessa notizia e chi non vuol farsi ingannare stia sul giallo. Giallo inteso come groviglio di certezze ed incertezze. La certezza è che qualcosa si sta muovendo, i Percassi hanno tenuto profilo basso anche nelle smentite. I frequentatori di Bergamo hanno fiutato l'aria: magari c'è interesse a cedere il gruppo più che la sola Atalanta. Gli ambienti finanziari ribadiscono che Kkr non vuol sentirsi tirato in mezzo, dunque meglio credere alla smentita. Che dice così: «Mai preso in considerazione l'ipotesi». Mai. Kkr, di questi tempi, ha occhi su altri dossier: il caso Tim o il gruppo olandese Accell, attivo nel settore delle biciclette e titolare del marchio Atala.

Ma il giallo non sbiadisce, anzi accende i toni quando si pensa che la notizia di una vendita non è nuova: ogni paio di anni compare un diverso aspirante acquirente. Direte: potrebbe essere una tattica dei Percassi per rendere appetitoso il prodotto. Ed, in effetti, siamo arrivati alla valutazione di 350 milioni per l'85 per cento, ossia circa 500 milioni per l'intero pacchetto. Re Mida sarebbe invidioso.

La logica del dico e smentisco, avvincente per l'investigazione, porta a pensare che la trattativa non sia facile, come tutte quelle che riguardano il calcio. Probabile che venga venduta una quota appena superiore al 50 per cento. L'ipotesi spinge verso un acquirente solo spalleggiato da un fondo: ovvero acquisto a nome mio, ma c'è chi mi sostiene finanziariamente. Anche se i fondi non fanno beneficenza, e ottengono remunerativi interessi. Non molto dissimile dalla situazione in cui, per esempio, si sono cacciati i padroni dell'Inter che, poi, dovranno restituire i milioni ottenuti. Salvo cedere una parte delle azioni.

Le certezze dicono che i Percassi resteranno comunque al comando della gestione societaria.

E se i padroni, gli investitori (soli o insieme ad un fondo) saranno provenienti dagli Stati Uniti prenderà ancora più corpo il calcio made in Italy a stelle e strisce. L'arcobaleno disegna colori rosso nero azzurri (Milan, Roma, Bologna, Genoa, Parma, Como, Spal per intendersi) con divagazioni sul bianco, viola e verde. Non solo verde Venezia. Verde dollaroni, verde speranza.

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