Djokovic vuol ritrovare la forma slam

Nole deve cancellare Wimbledon e Rio: "Ma lì avevo dei problemi"

Djokovic vuol ritrovare la forma slam

Novak Djokovic arriva a Flushing Meadows con un triplice obiettivo: conquistare il terzo Us Open della carriera, dopo quelli vinti l'anno scorso e nel 2011; accaparrarsi il terzo Slam della stagione, come già avvenuto nel 2015; difendere la prima posizione della classifica Atp dalla migliore versione della carriera di Andy Murray, fresco del titolo olimpico di Rio. Proprio dai Giochi funesti Nole vuole voltare pagina, una manifestazione che l'ha visto versare fiumi di lacrime per della clamorosa sconfitta al primo turno con l'argentino Del Potro, arresosi poi solo nell'ultimo atto allo scozzese. Lacrime che erano state versate qualche mese prima a Parigi, ma lì Djokovic scoppiò a piangere dopo aver completato le vittorie nei tornei dello Slam. Da allora, per il serbo sono arrivati il flop di Wimbledon (uscito al terzo turno) e, come già detto, la debacle olimpica.

Insomma, ci siamo trovati di fronte a un Novak più umano, una versione tutt'altro che robot. Cosa sarà mai successo? E' lo stesso Djokovic a spiegarne il motivo: «A Wimbledon non ero infortunato, ma ho dovuto affrontare dei problemi personali (circolano voci su una possibile crisi del suo matrimonio con l'ex studentessa bocconiana Jelena). Mi sono trovato ad affrontare una situazione delicata che adesso per fortuna si è risolta. A Rio, invece, pochi giorni prima del torneo mi sono infortunato al polso. Da tre settimane e mezzo combatto con questo problema». Nei giorni seguenti, si sarebbe arreso a Del Potro, il tennista che nell'ultimo lustro è stato sicuramente il più tartassato dai problemi ai polsi. «Uno scherzo del destino» ha chiosato Novak, appena eletto presidente del consiglio giocatori Atp per i prossimi due anni.

Proprio il destino, a differenza del coetaneo Murray, è stato beffardo nel sorteggio del tabellone dello Us Open. Il due volte campione a New York potrebbe ritrovarsi di fronte il ceco Jiri Vesely, uno dei pochi a riuscire a batterlo nella prima metà della stagione; nei quarti di finale può rischiare con Cilic, trionfatore nel 2014 e in semifinale con Raonic o Nadal; lo spagnolo intanto al secondo turno troverà molto probabilmente il nostro Andreas Seppi, uno dei cinque azzurri in tabellone, ma nessuno di questi è testa di serie. Di certo quella dello Slam americano non sarà la medesima finale dello scorso anno, dove Nole concluse a suo favore una lunga battaglia di tre ore e mezza contro l'immortale Roger Federer, che non sarà della partita nei campi della Grande Mela e che ha preferito concludere anzitempo la stagione per recuperare al meglio dall'infortunio al ginocchio. Così come non sarà presente l'ultima vincitrice al femminile, quella Flavia Pennetta che insieme a Roberta Vinci regalò all'Italia la prima splendida finale tutta azzurra di uno Slam. Quello fu l'ultimo match di Flavia, presente venerdì a New York alla cerimonia del sorteggio dei tabelloni, che in quell'occasione annunciò dinanzi al mondo intero la volontà di ritirarsi, senza ripensamenti, dalle competizioni. Fatalità vuole che sia proprio la Vinci ad aprire il programma dello Us Open quest'oggi, dalle 17 italiane, contro la tedesca Anna-Lena Friedsam.

Incontro che precede quello di una delle favorite e più in forma tra le donne, la numero due del mondo Angelique Kerber battuta a sorpresa nella finale per l'oro dalla portoricana Monica Puig. Senza dimenticare Serena Williams che, dopo una trasferta olimpica senza medaglie, in patria vuol tornare a vincere. God Bless America.

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