C omplimenti, rimpianti e regali. Il dopo Champions dell'Atalanta ha tre dimensioni. I complimenti sono quelli di Pep Guardiola che non perde occasione per omaggiare Gasperini. L'aveva fatto già all'andata sdoganando la dimensione europea del tecnico bergamasco e l'altra sera l'ha confidato anche al Papu Gomez: «Giocare contro di voi - ha spiegato Pep al capitano atalantino - è come andare dal dentista...». Certo che il suo City, più che del dentista, avrebbe bisogno di andare dallo psicologo perché a San Siro ha sofferto soprattutto di amnesie. Una squadra che nel primo tempo ha dimostrato di poter fare quello che voleva, creando almeno quattro-cinque palle gol regolarmente buttate al vento e soprattutto gettando alle ortiche il rigore del 2-0 che avrebbe ammazzato un'Atalanta sull'orlo del ko. Poi a poco a poco la Dea si è ritrovata, ha raggiunto l'1-1, ha giocato alla pari, se non meglio, dei re d'Inghilterra fino all'episodio che avrebbe potuto cambiare la partita: l'impatto di Ilicic su Bravo in uscita che ha scatenato persino un dibattito sui social. Meglio saltare il portiere e lanciarsi verso la porta spalancata per un gol quasi certo o conquistarsi la punizione e soprattutto il vantaggio numerico nel finale di partita? Il croato non avrà nemmeno avuto il tempo di ragionare sull'alternativa, ma di certo non ci ha nemmeno provato a dribblare l'estremo difensore del City, lasciando più di un rimpianto tra i suoi tifosi. Anche perché con il terzino Walker in porta per un quarto d'ora, l'Atalanta non ha fatto praticamente nemmeno un tiro in porta e Gasperini ha aspettato un po' troppo ad inserire Muriel per aumentare il peso sotto porta.
Per fortuna, nella notte dei regali, quello più bello è arrivato da Zagabria dove lo Shakhtar ha rocambolescamente pareggiato segnando addirittura due gol nel recupero. Se avesse vinto la Dinamo, l'Atalanta sarebbe stata praticamente fuori, mentre così una speranza resta. Perché adesso dal dentista dovranno andarci croati e ucraini.
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