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"Tra due anni cambio vita ma ora salviamo Balotelli"

Il ct dell'Italia Cesare Prandelli pensa al suo futuro e ai problemi di oggi: "Temo che SuperMario si perda. Credo a Mancini: è vangelo". L'Oscar 2012? "La partita con la Germania semifinale degli Europei"

"Tra due anni cambio vita ma ora salviamo Balotelli"

Il secondo posto agli Europei, i complimenti per il gioco espresso dall'Italia, qualche sconfitta di troppo in amichevole, i nodi legati a Balotelli e De Rossi. Il bilancio di fine anno strappa sorrisi al ct azzurro Cesare Prandelli, lasciando le possibili «spine» al 2013.

Prandelli, che voto diamo all'anno che sta per finire?
«È stato un anno importante, abbiamo cercato di coinvolgere tutte le componenti e recuperato il rapporto con la gente. Ho avuto un gruppo di ragazzi responsabili, hanno capito che con il gioco potevamo trasmettere un nuovo modo di fare calcio. Abbiamo margini di miglioramento».

I momenti più belli?
«La visita a Rizziconi e quella a Medolla in una delle zone più colpite dal terremoto. Sul campo, invece, forse la partita dell'anno è stata quella con la Germania (semifinale degli Europei, ndr), ma anche la gara con la Spagna nella prima fase del torneo è stata particolarmente positiva».

Ogni tanto ripensa alla vita in un club?
«Intanto centriamo la qualificazione, è il sogno di tutti disputare un mondiale in Brasile. Certo, mi manca il lavoro quotidiano, la crescita con la squadra. È ipotizzabile che dopo possa cambiare stile di vita».

A proposito di stili di vita, c'è il caso Balotelli, ormai ai ferri corti con Mancini.
«Roberto ha pienamente ragione quando dice che rischia di bruciarsi, quello che dice per noi è Vangelo. Chi meglio di lui può aiutarlo e motivarlo? Lo allena da sempre, ma dipende molto da Mario come fare ad uscire da questa situazione un po' particolare. Con noi si è sempre comportato e allenato bene, ma spiace perchè Mario ha 22 anni e un potenziale straordinario, sarebbe un peccato sprecarlo. C'è la paura che si possa perdere, perciò mandiamo questi messaggi».

Da Mario a De Rossi: scarso feeling con Zeman e perdita del posto da titolare.
«Daniele non è sereno, non è contento della situazione, ma deve capire cosa chiede Zeman a un giocatore come lui e farlo, non ci sono margini. Sarà lui a dover dimostrare il proprio valore con carattere, determinazione e continuità. Comunque mi è capitato di chiamare giocatori non titolari».

E Cassano, che invece sta giocando bene?
«In questi due anni è stato il più carismatico e si è assunto molte responsabilità. È stato lui agli Europei a trascinarci. Deve continuare così, se quando si arriverà ai Mondiali dimostrerà di stare bene come ora lo prenderemo in considerazione, come Di Natale. Ora è iniziato un nuovo ciclo e abbiamo deciso di premiare nuovi giocatori, vedi El Sharaawy».

L'attaccante del Milan è la vera rivelazione del 2012.
«La cosa che ha sorpreso di lui è la responsabilità forte che si è assunto a soli 20 anni in un momento difficile come quello del Milan. Farlo in una squadra vincente e blasonata come quella rossonera dimostra che ha spessore tecnico e morale».

Lascerà i migliori virgulti azzurri all'Under 21 nel periodo della Confederations?
«Mai detto questo. Presto avremo una riunione con i vertici federali in vista degli impegni importanti di giugno. Dovremo confrontarci sulle priorità e valutare le condizioni dei calciatori con la giusta chiarezza».

Capitolo campionato: la Juventus lo ha «depresso»?
«Credo che le altre squadre troveranno le motivazioni e gli stimoli per recuperare. Possono tenere il suo passo, anche se la Juve ha tranquillità e convinzioni che le altre non hanno. Se io fossi l'allenatore di una delle inseguitrici, vorrei capire come dare continuità alla mia squadra e tentare di battere una Juve che, sulla carta, sembra invincibile ed imbattibile. È il fascino di questo lavoro: mi auguro che il campionato resti aperto sino alla fine. Se poi la Juve lo rivincerà, la applaudiremo».

Soddisfatto che il campionato offra così tanti gol?
«Siamo in una fase in cui tutti cercano di offrire un calcio di questo tipo. Se ripensiamo a Roma-Fiorentina, finalmente è stata enfatizzata la voglia di proporre gioco e non gli aspetti negativi.

Può essere un inizio di cambiamento».

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