Le due sentenze di Riad La confusione di Sarri e una Signora fatta male

Il tecnico non ha ancora capito il club e viceversa E manca un'idea precisa. Proprietà in silenzio...

Le due sentenze di Riad La confusione di Sarri  e una Signora fatta male

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi dovrebbe avere chiarito, dopo l'esibizione di Riad, idee e valutazioni su Sarri Maurizio. Buon allenatore ma non grande allenatore. Entro subito a gamba tesa, per evitare giri di parole e diplomazie utili a chi non sa prendere posizione nemmeno nel kamasutra. Sarri Maurizio non ha ancora capito la Juventus la stessa Juventus fatica a capirne mentalità e abitudini. Tralascio l'aspetto estetico che smentisce la bellezza fresca e fascinosa dello stesso uomo in età giovanile. Non può essere certamente una colpa ma nel caso specifico è un aggravante, con quel mozzicone fra i denti e la barba incolta è postura non da professionista di un club come quello torinese, e aggiungo poi quella frase improbabile: «Io con la Lazio ho sempre vinto....». Da strapaese.

Il campo sta dimostrando che la Juventus si affida ai due-tre in attacco, alle loro prodezze e improvvisazioni e non a un'idea definita di gioco, studiata, programmata. Non si può piazzare una difesa così alta se non si hanno centrocampisti carogna, non si può cambiare continuamente la scelta di alcuni uomini, dopo quattro mesi di allenamento, loro dicono di lavoro. Sarri ha bruciato, professionalmente e psicologicamente Emre Can, non ha mai pensato a recuperare Mandzukic (che si è chiamato fuori da solo), ha fatto girare terzini a destra e a sinistra, ha messo da parte De Ligt che è un patrimonio enorme a bilancio, ha insistito su Bernardeschi poi scomparso dai radar, ha utilizzato Rabiot e poi lo ha rimesso fuori, rifiuta la difesa a tre ma poi piazza un terzino destro che non sa difendere e non sa attaccare. C'è altro ancora ma è inutile infierire su chi non accetta le critiche e gli scritti, con la solita ignorante e fragile scusa di non leggere i giornali e di credere soltanto alle parole dei suoi colleghi, Sacchi Arrigo innanzitutto.

Sarri Maurizio non è da grande squadra ma è in testa alla classifica e ha passato il primo giro di Champions League, dunque i risultati smentirebbero questa mia considerazione. Segnalo le parole di Dino Zoff: «Se con una rosa del genere non riesci a vincere il campionato allora ci sarebbe da riflettere».

È un avviso di garanzia all'allenatore in carica, perché l'organico è in euforia ma va sfruttato con intelligenza e non con gli umori «mi sono divertito a vederli in allenamento» roba che va bene a Empoli o a Napoli ma non a Torino, là dove Giampiero Boniperti spiegava all'Avvocato Agnelli: «Se escono ammaccati e stremati dall'allenamento significa che sono da Juventus». Le due sconfitte contro la Lazio, nel tempo breve di quindici giorni, sono la conferma che il problema non riguarda il tridente ma chi prepara la partita, possibilmente senza divertirsi. Le responsabilità vanno distribuite anche tra calciatori e società, sulla campagna acquisti non precisa negli investimenti tecnici, nei rischi, evitati all'ultimo minuto, di perdere Dybala e Higuain, nel silenzio della proprietà anche dopo quest'ultima sconfitta.

Non è catastrofismo, non è la condanna a morte di un club e di una squadra, comunque protagonista, ma

l'attuale cartella clinica della Juventus che, per essere e restare tale, ha voluto un fuoriclasse come Cristiano Ronaldo la cui immagine desolata, durante la premiazione di Riad, riassume un momento sul quale qualcuno dovrà riflettere.

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