Ci stava una tappa di transizione, in un Giro duro e combattuto come questo, dopo lo Zoncolan e prima del tappone dolomitico di oggi. Ci stava anche se la prima ora di corsa l’hanno fatta a ritmo indiavolato, ma in pratica, come spesso accade, abbiamo assistito a due corse in una: davanti gli attaccanti, gli audaci, quelli che cercano di dare un senso al loro Giro, e dietro la maglia rosa con le altre maglie, ad amministrare e a controllare, prima dei fuochi d’artificio di oggi. Bella tappa, comunque. Bella vittoria dell’ex primatista dell’ora belga Campenaerts, il primo ad accendere la miccia di una tappa esplosiva e alla fine si è meritato assolutamente questa sua prima vittoria sulle strade della corsa rosa. Oggi, però, c’è la tappa regina: da Sacile a Cortina d’Ampezzo di 212 chilometri con la Crossetta in avvio, il Fedaia, il Pordoi cima Coppi con i suoi 2239 metri e il Passo Giau nel finale. Una tappa con 5.500 metri di dislivello e perlomeno sei ore e mezza se non sette di bicicletta. Oggi mi attendo fuoco e fiamme da tutti: da Bernal che può mettere a posto ogni cosa, a Simon Yates che da qui in poi deve incominciare la sua rincorsa.
Vinca il migliore, io sono pronto con gli applausi.
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