«Gentili telespettatori in ascolto, buon pomeriggio, qui è Niccolò Carosio che vi parla dallo stadio Rasunda, in Stoccolma, dove si incontrano Svezia e Messico...» Il giorno della partita inaugurale, il Programma nazionale, cioè la Rai Uno di oggi, l'unico canale che c'era, si collegava alle quattordici e trenta in punto per la diretta tv in bianco e nero, tra la Tv degli Agricoltori, la Santa Messa e l'arrivo dell'ultima tappa del Giro d'Italia, Gardone Riviera-Milano. Era domenica, aveva vinto Ercole Baldini. E la cosa, in quell'Italia dove sfioriva il mondo dei vecchi scarponi e delle barche che tornano sole, interessava molto più di quel pallone orfano di noi.
Erano 49 milioni gli italiani del 1958, e crescevano di mezzo milione di bimbi l'anno, i televisori erano solo 630mila ma si moltiplicavano più dei bambini. Ci si raduna nei bar come quando c'è Lascia o Raddoppia, ma l'Italia senza l'Italia, sessant'anni fa giusti, il mondiale lo vive pensando ad altro: allo Scià di Persia, instancabile amatore nella saga dei rotocalchi popolari, che ripudia Soraya, la principessa triste, per mettersi con una studentessa, Farah Diba. Oggi in Persia abbiamo gli ayatollah e sui rotocalchi Fedez e la Ferragni. Fate un po' voi. Si parla di Achille Lauro, il Comandante delle plebi, l'«ultimo dei Borboni», che aveva perso Napoli alle elezioni di fine maggio: regalava una scarpa spaiata ai napoletani promettendo l'altra a elezione vinta; ci si divide su Pio XII che scomunica due ragazzi di Prato che si sposano in Comune ma non in chiesa. Il sogno dell'italiano è quel bolognese che con una schedina firmata «mamma e io» aveva vinto 233 milioni al totocalcio. Il processo, non solo di lunedì, si fa ai flipper, strumento del diavolo, marchingegni creati per rendere smidollata la gioventù e piegarla al turpiloquio e alla perdita di tempo. Non conoscevano i ragazzi dello smartphone. I quotidiani si arrangiano con dodici pagine, gli «Avvenimenti sportivi» ne dividono una con la cronaca nera, («Sei agghiaccianti suicidi nelle ultime ventiquattr'ore», «Fulmine devasta appartamento e dà fuoco alle tubature del gas»), la pubblicità della penna Bic a ultrasuoni e i necrologi. I titoli sono sobri come le canzoni di Gino Latilla: «Il confronto Brasile-Inghilterra al vertice della giornata odierna» o «La Svezia batte l'Ungheria per 2 a 1 e si qualifica a quarti di finale». Anche allora si parlava di Buffon, portiere anche lui, ma Lorenzo, il primo a sposare una «velina», anzi una «valletta» Edy Campagnoli.
Si sposa due giorni prima della finale: «all'uscita dalla chiesa ancora ovazioni e lotte tra la folla, gli agenti e i fotografi. Una donna svenne» scrive la Stampa. A nessuno importa niente di un ragazzino di nome Pelè.
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