Aumenta il numero degli smemorati "part-time" nel condominio del calcio italiano. Il presidente della federcalcio, Tavecchio Carlo, dice che il problema degli oriundi non esiste perché con quelli abbiamo vinto un mondiale. Probabilmente Tavecchio allude a Berlino 2006 e a Camoranesi, da Tandil, provincia di Baires, si può aggiungere Perrotta da Ashton-under-Lyne, cittadina inglese nella quale sono state erette statue a lui, Hurst e Armfield, tre campioni del mondo. Tavecchio deve aver dimenticato Roma 1934 con gli argentini Luis Felipe Monti, Raimundo "Mumo" Orsi, Atilio De Maria ed Enrique Guaita o il brasiliano Amphiloquio Marques Guarisi rinomato, per esigenze di regime, Anfilogino Guarisi; o Parigi 1938 con l'uruguagio Miguel Andreolo, potrei aggiungere il tripolino Claudio Gentile a Madrid 1982. Basta?
Ma Tavecchio non è un uomo solo al comando, gli fa da spalla un altro con la memoria che si apre e si chiude come una fisarmonica: è Mancini Roberto, il quale sostiene che i tedeschi campioni del mondo sono nati tutti nella grande Germania, dunque non esistono oriundi o affini. In crisi di risultati, l'allenatore marchigiano anche a parole realizza un autogol clamoroso: dovrebbe informarsi con il suo attuale dipendente Podolski, polacco di Gilwice o con Miro Klose nato a Opole, sempre in Polonia, oppure, passando ai francesi, con un suo ex collega, Patrick Vieira originario senegalese di Dakar, non proprio la banlieu parigina, come Marcel Desailly, ghanese di Accra o Lilian Thuram, da Guadalupa.
A Mancini si è aggiunto Mandorlini Andrea, costui esige soltanto italiani doc in azzurro, poi nella sua squadra, l'Hellas Verona, ha ventitré stranieri a contratto e nell'ultima partita di Roma contro la Lazio ne ha utilizzati 8 su 11. Mancini, contro la Samp, si è limitato a 2 indigeni, gli altri erano tutti "foreign fighters".
La stessa Inghilterra ha fatto ricorso a Hargreaves, canadese di Calgary. E', dunque, facile parlare senza che nessuno contesti, ribatta, smentisca l'errore e l'imprecisione. Il calcio è storia e non soltanto televisione o wikipedia.
Anche Matteo Salvini ha voluto aprire bocca pensando di difendere la Patria, nulla sapendo di almanacchi e anagrafe calcistica, non vuole gli oriundi ma dovrebbe chiarire perché mai abbia incaricato il nigeriano Toni Iwobi come responsabile dell'immigrazione per la Lega.
Così come Damiano Tommasi che denuncia il malcostume italiano di dialogare con i tifosi o ultras. Vorrei ricordargli il filosofo attore Cantona Eric e il dialogo in lingua kung fu con il tifoso del Crystal Palace mentre ieri il presidente del Blackpool è finito sotto inchiesta federale per avere insultato un tifoso, non a voce ma via email.
Concludo con le ultime di cronaca dalla Spagna. Nel dopo partita de " el clasico ", a Barcellona, le automobili di alcuni calciatori del Real Madrid hanno riportato i souvenirs degli ultras della squadra di Carlo Ancelotti. Straniero anche lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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