Le sue schiacciate a cento all'ora di velocità stanno risuonando - e «abbattendo» le avversarie - nei palazzetti giapponesi da quasi tre settimane. L'ultima di Paola Ogechi Egonu ha domato le cinesi campionesse olimpiche in carica, portando le azzurre del volley alla finale mondiale dopo 12 anni. E le ha permesso di stabilire il nuovo record di punti in un gara nella rassegna iridata (45, la kazaka Pavlova si era fermata a 40 contro gli Usa nel 2006).
Paola è una ventenne di origini nigeriane che ama il rap e l'hip hop, è sanguigna e anche un po' fumantina di carattere e ha raccontato tempo fa di sentirsi una convinta afroitaliana perché «un'appartenenza non esclude l'altra». Ha scelto l'Italia «per amore del volley, volevo sfruttare le opportunità che mi offriva» ma considera casa «dovunque siano i genitori, che sia Lagos, Abuja, Milano o Manchester», città quest'ultima dove papà Ambi, mamma Sunday e i fratelli Andrea e Angela si sono trasferiti nel 2016. Si definisce «secchiona», su Instagram ha già più di 50mila follower e non ha mai dimenticato che il suo mondo non ruota solo intorno alle schiacciate. Tanto da fermarsi l'anno scorso due settimane per studiare e prendersi il diploma in ragioneria mentre la Nazionale preparava il Grand Prix.
Paola nasce in Veneto, a Cittadella, provincia di Padova, e cresce a Galliera Veneta. Qui entra in palestra per la prima volta a 12 anni. «Ero una ragazza timida, l'idea di stare in mezzo a così tante ragazze che non conoscevo mi mise subito a disagio - ha detto in una recente intervista la Egonu -. La verità è che passavo i miei pomeriggi sul divano a guardare la tv senza avere nulla da fare se non i compiti che finivo sempre velocemente. La pallavolo l'avevo conosciuta con il cartone animato di Mila e Shiro. Mio padre Ambi mi propose di provare a trovare un hobby».
E in palestra, strada facendo, ha cominciato a divertirsi. Sul parquet mai un insulto sul suo colore della pelle, cosa che da adolescente aveva invece ricevuto in altri contesti. «Sogno in futuro di fare l'avvocato, soffro molto le ingiustizie, penso di aver aiutato molte ragazze che vivono il mio stesso disagio con il razzismo ma non hanno il coraggio di esternarlo», ha raccontato ancora la schiacciatrice azzurra, 1,90 di altezza e 3,36 raggiunti in elevazione in una partita, che ieri ha regalato un successo storico alla Nazionale. «Una vittoria da dedicare a tutte le donne e gli uomini di sport e di scuola, bianchi o neri che siano, che rispettano leggi e valori», il commento su Twitter del ministro dell'Interno Salvini.
Il salto nel Club Italia, la società federale con sede a Roma (ora è a Milano), diventa nel 2013 il trampolino di lancio di Paola, italiana grazie al papà che ottiene il passaporto del nostro paese. Con la stessa squadra gioca per 4 stagioni arrivando in A1 e stabilisce il primato di punti in una partita (46). Nel 2017 l'approdo a Novara con la quale vince Coppa Italia e Supercoppa.
Intanto brucia le tappe in Nazionale: nel 2014 è agli Europei under 19, l'anno successivo diventa campione del mondo under 18. Ora sogna il titolo iridato con le grandi: «Con la Cina ci è servito tantissimo coraggio, dobbiamo recuperare le energie e ripeterci con la Serbia». A forza di schiacciate, magari le sue.
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